Una lettera dal carcere di Massa ai tempi del coronavirus e indirizzata a Quarto Grado: a firmarla Antonio Logli, l’uomo condannato in Cassazione a 20 anni di carcere per omicidio e distruzione di cadavere della moglie Roberta Ragusa. Logli, parlando del “delicato momento” che non solo l’Italia ma tutto il mondo, ha spiegato che “ancora di più in queste delicate ore il mio pensiero va a tutta la mia famiglia, che oramai da più di un mese non posso incontrare personalmente”. Logli ha descritto l’esperienza in carcere durante l’epidemia: “Qui dentro la vita scorre come se praticamente nulla stia accadendo, anche perché al di fuori dell’attività scolastica e dei corsi di formazione e di avviamento ci è ancora consentito, nonostante le indicazioni del governo, di passeggiare all’interno del cortile e di usufruire della palestra essendo uno spazio sempre aperto, nonché l’uso della biblioteca.

ANTONIO LOGLI: “ANGUSTIATO DAL NON ESSERE VICINO ALLA MIA FAMIGLIA”

Antonio Logli continua con la descrizione dei suoi giorni in carcere: “Presso la sartoria è stata avviata la produzione di mascherine protettive, con attività che inizia alle ore fino alle ore 18, consentendo la produzione di un elevatissimo numero di mascherine. Personalmente sono stato assegnato presso le lavorazioni dove avviene la realizzazione del tessuto per lenzuola e federe, che vengono poi inviati in tutti i carceri d’Italia”. Poi Logli lascia spazio alla sfera emotiva: “Naturalmente vivo questi momenti con grande preoccupazione della mia famiglia, per la quale purtroppo non posso fare niente, considerato che i miei genitori sono anziani e i miei figli sono senza madre e senza di me, e l’onere di aiutare tutti è principalmente di Sara. Sono angustiato dal fatto di non stare vicino a tutti loro. Devo dire peraltro che nonostante questa grave situazione, l’umanità e la professionalità della direttrice di questo carcere consente ad ognuno di noi di poter usufruire di videochiamate che consentono anche seppur minimo contatto visivo”. Logli continua: “Una circostanza che mi rattrista molto è di vedere i miei cari piangere, e soprattutto, nonostante che abbia ormai raggiunto la maggiore età, vedere il pianto disperato di Alessia. L’unica persona che riesco ad incontrare è l’avvocato Di Martino, il quale mi riferisce sia sulla situazione familiare che delle vicende processuali attuali, venendo regolarmente in carcere nonostante le difficoltà del momento. Prego e spero che la situazione possa migliorare al più presto”. Poi la chiosa: “Vi mando un caro abbraccio, anche se virtuale, augurandovi tutto il bene”.