Una lettera per sostenere il padre Antonio Logli nell’iter verso l’orizzonte di una revisione del processo, dopo la condanna in via definitiva a 20 anni di carcere per l’omicidio della madre, Roberta Ragusa. A scriverla il figlio dell’uomo, Daniele Logli, per provare a dare elementi utili alla difesa nell’ottica del percorso intrapreso nel tentativo di ribaltare la sentenza granitica che lo ha visto finire in cella come autore del delitto e dell’occultamento del cadavere della moglie. Antonio Logli si è sempre detto innocente e ora, riporta il settimanale Giallo, il figlio torna a parlare con una serie di dichiarazioni rivolte all’avvocato che lo assiste per spiegare ciò che avrebbe visto nella loro casa di Gello, San Giuliano Terme (Pisa) dopo la scomparsa di Roberta Ragusa.

I figli di Antonio Logli e Roberta Ragusa, Daniele e Alessia Logli, hanno sempre sostenuto l’innocenza del padre e lo hanno supportato nel processo a suo carico, riconosciuto dalla giustizia italiana come assassino della moglie scomparsa nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 dalla loro abitazione. Una sparizione spiegata dagli inquirenti con la ricostruzione di un omicidio che l’uomo avrebbe commesso la sera stessa, nell’immediatezza di una presunta lite esplosa in casa dopo la scoperta della relazione extraconiugale tra Antonio Logli e Sara Calzolaio, persona nota alla vittima in quanto ex baby sitter dei bambini e segretaria dell’autoscuola gestita dalla coppia. Nel frattempo, è stata fissata per il 5 dicembre prossimo l’udienza sulla richiesta di revisione, momento chiave per Antonio Logli che, finora, non avrebbe mai smesso di sperare di tornare in libertà.

La lettera del figlio di Antonio Logli per la revisione del processo

Daniele Logli, figlio di Antonio Logli e Roberta Ragusa, con la sorella Alessia e la nuova compagna del padre, Sara Calzolaio, non ha mai fatto marcia indietro sulle sue dichiarazioni a favore del genitore. I tre sostengono la sua innocenza nonostante la condanna in via definitiva a 20 anni di reclusione, con sentenza di Cassazione pronunciata nel 2019, che lo ha riconosciuto colpevole della morte e dell’occultamento del cadavere della moglie. I tempi che separano la difesa dall’udienza decisiva sull’istanza di revisione del processo si restringono – l’appuntamento in aula sarebbe fissato al 5 dicembre prossimo – e il settimanale Giallo ha pubblicato il contenuto di una lettera del figlio di Antonio Logli che il team dell’uomo confiderebbe di spendere nell’iter di un potenziale ribaltamento dell’esito giudiziario.

Si tratterebbe di una delle “carte” del pool difensivo di Antonio Logli che, unitamente alla presunta testimonianza di due ex detenuti, secondo i legali del marito di Roberta Ragusa potrebbe aprirgli l’orizzonte sperato. La difesa, riporta Giallo, avrebbe allegato alla richiesta proprio la lettera scritta da Daniele Logli, in cui si legge quanto segue: “Sono già stato sentito a suo tempo in una vicenda che ancor oggi mi pare assurda e che mi ha segnato in quanto all’epoca avevo solo 15 anni. Ero legato alla mamma ed ero e sono legato anche a babbo. Rammento che babbo, ad un certo punto, fu invitato dal maresciallo della stazione carabinieri di S. Giuliano ad acconsentire che gli si facesse una ispezione corporale, babbo acconsentì e si chiusero in cucina, che era l’unica stanza dove potevano stare tranquilli…“. Al momento, precisa il settimanale, non sarebbe chiaro l’inquadramento di queste parole nello spettro delle aspettative difensive: perché si cita “l’ispezione corporale” su Antonio Logli, che sarebbe avvenuta il 14 gennaio 2012, poche ore dopo la scomparsa di Roberta Ragusa? Il figlio di Antonio Logli avrebbe concluso la missiva rivolta al legale del padre sostenendo di non ricordare altro “di significativo”, ma di sperare che quanto portato all’attenzione possa in qualche modo servire.