La difesa di Antonio Logli, condannato a 20 anni di carcere per l’omicidio della moglie Roberta Ragusa, nel chiedere la revisione del processo avrebbe inserito una “autopsia psicologica” in cui si profilerebbe una “personalità disturbata” affetta da patologie mentali. Lo riporta il settimanale Giallo, secondo cui la criminologa Gabriella Marano, consulente dei familiari della donna, avrebbe avanzato importanti critiche sul punto. Nel documento che i difensori di Antonio Logli avrebbero confezionato per provare a ribaltare il giudizio a suo carico, si farebbe inoltre riferimento ad una “amnesia dissociativa” che avrebbe spinto Roberta Ragusa a lasciare la sua abitazione indossando soltanto il pigiama.

Una versione da sempre contrastata da accusa e giudici che, in ultima battuta di processo, hanno ritenuto Antonio Logli responsabile della scomparsa e della morte della donna. L’ipotesi dell’allontanamento volontario non sarebbe possibile perché, come sottolineato dai familiari della vittima e dai loro consulenti, Roberta Ragusa non avrebbe mai abbandonato i suoi figli. Secondo la consulente Marano, la difesa di Antonio Logli non avrebbe prodotto nulla di scientificamente rilevante e provato per determinare che Roberta Ragusa avesse dei disturbi, ma non solo: non sarebbe specificato a quale tipo di “amnesia dissociativa” si riferisca quando descrive la donna come colpita da uno stato confusionale che l’avrebbe spinta a uscire di casa per far perdere le proprie tracce per sempre.

Antonio Logli spera ancora nella revisione del processo

Roberta Ragusa è scomparsa dalla sua casa di Gello di San Giuliano Terme (Pisa) nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012. Il suo corpo non è mai stato trovato e il marito, Antonio Logli, è stato condannato in via definitiva a 20 anni di carcere per l’omicidio e la distruzione del cadavere. Secondo la giustizia sarebbe stato lui ad uccidere la donna dopo che lei aveva scoperto la sua relazione extraconiugale con una persona nota alla famiglia, Sara Calzolaio, oggi compagna dell’uomo. Un delitto per cui i giudici lo hanno ritenuto responsabile ma per il quale si dichiara da sempre innocente, sostenuto dai due figli avuti dall’unione con la vittima: Daniele e Alessia Logli.

Entrambi hanno sempre supportato il genitore ritenendolo estraneo ai fatti, ma secondo l’accusa è impossibile che Roberta Ragusa abbia scelto di abbandonare i suoi bambini per andare chissà dove finendo per essere un “fantasma” di cui si sarebbe persa ogni traccia. Nel percorso di raccolta di elementi potenzialmente utili alla loro istanza di revisione del processo, riporta Giallo, i consulenti di Antonio Logli, oltre a dipingere la personalità della vittima come “disturbata”, avrebbe anche introdotto una conclusione che la consulente dei familiari di Roberta Ragusa, Gabriella Marano, avrebbe definito “illogica” come la precedente. Si tratterebbe del fatto che, secondo i consulenti della difesa, la donna soffrisse anche di un “disturbo di accumulo” che sarebbe documentato da una ispezione condotta nella soffitta della sua casa, 10 anni dopo la scomparsa, in sede di indagini difensive. Nel frattempo Antonio Logli spera ancora di vedere ribaltata la sua sorte e di lasciarsi alle spalle la detenzione. Uno scenario che, per i legali delle parti civili, sarebbe irraggiungibile all’esito degli elementi cristallizzati a carico dell’uomo. La decisione sulla richiesta di revisione del processo è attesa nei prossimi giorni.