Antonio Pandolfo detto “Marietto”, ex braccio destro di Felice Maniero – all’epoca a capo della Mala del Brenta – ed in carcere dal dicembre 1994, il prossimo ottobre tornerà ad essere un uomo libero. A rendere noto il fine pena destinato a far non poco discutere è stato il quotidiano La Nuova Venezia. Pandolfo, oggi 64 anni, per via della sua corporatura importante è stato soprannominato “Mario Grosso”. Il 7 dicembre 1994 fu arrestato mentre tentava di nascondersi in una villetta di Prozzolo di Camponogara (Venezia), dopo essere evaso sei mesi prima dal carcere di Padova. Tra poco più di un mese, lascerà il carcere di massima sicurezza di Sulmona dove era stato trasferito da Livorno dove, secondo gli inquirenti, non aveva mai smesso di far giungere i suoi ordini e dimostrando di essere il re delle rapine anche a distanza. A temere più di tutti per la sua scarcerazione ora è proprio “Faccia d’angelo”. Pandolfo risulta essere l’unico della Mala del Brenta a non aver mai collaborato con la giustizia e si vocifera che tra i suoi desideri ci sarebbe in cima proprio la morte di Maniero. Una paura, la sua, in parte giustificata dai loro trascorsi burrascosi. Dopo l’evasione dal carcere di Padova, infatti, Pandolfo era stato in Turchia con Nua Berisa, compagno nella fuga, il quale gli aveva consegnato 50 chili di eroina che Maniero aveva tenuto tutti per sé facendo infuriare non poco Marietto. Ora è lo stesso ex boss a temere una vendetta.



ANTONIO PANDOLFO TORNA LIBERO: IL SUO PASSATO CRIMINALE

Durante gli anni di detenzione, Antonio Pandolfo non si sarebbe mai lasciato andare seguendo una dieta ferrea e un costante allenamento muscolare. Proprio il 64enne è stato uno dei membri della Mala del Brenta, specializzata in furti e rapine. Nei principali colpi messi a segno, Mario grosso c’era sempre, guadagnandosi così l’appellativo di vice di Maniero. Il suo ormai noto sangue freddo nelle svariate azioni criminali che si sono svolte negli anni hanno contribuito a rendere Antonio Pandolfo il più temibile della banda. Non è un caso se per fermarlo il colonnello dei carabinieri aveva messo a punto il metodo “ferrovecchio” che consisteva nel mandare il blindato più malandato dell’Arma a sbattere contro la sua auto per intimargli l’alt prima che aprisse il fuoco. Alle spalle, una condanna all’ergastolo per diversi reati aggravati dall’associazione mafiosa ed il sequestro di tutti i suoi beni. Adesso però, come confermato dal suo difensore, l’avvocato Alessandro Menegazzo, Pandolfo farà ritorno in Riviera del Brenta.

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