Antonio Pontoniero, agricoltore calabrese, è l’uomo accusato dell’omicidio di Soumaila Sacko, il bracciante e sindacalista originario del Mali ucciso nel 2018 in Calabria a colpi di fucile. Secondo quanto stabilito nei due gradi di giudizio a suo carico, avrebbe sparato volontariamente contro la vittima e altri due migranti che si trovavano in zona di San Calogero, nel Vibonese, in una fornace abbandonata per recuperare lamiere da destinare a rifugi di fortuna nella baraccopoli di San Ferdinando in cui alloggiavano. Per i giudici, Antonio Pontoniero avrebbe agito consapevolmente mirando e aprendo il fuoco non una, ma almeno tre volte finendo per colpire il 29enne maliano alla testa senza dargli scampo.
Il caso di Soumaila Sacko e il processo a carico del presunto assassino del bracciante, Antonio Pontoniero, è tra i protagonisti di Un giorno in pretura, precisamente di una puntata intitolata “Schiavi mai” del format condotto da Roberta Petrelluzzi. A inchiodare Antonio Pontoniero, consegnandone la condotta a quella del presunto killer in azione quel 2 giugno 2018 tra le campagne calabresi, sarebbe stata la testimonianza dei due giovani migranti che si trovavano con Soumaila Sacko al momento del ferimento. Soumaila Sacko era un bracciante e sindacalista molto attivo nel territorio del Vibonese, partito dal Mali qualche anno prima e giunto in Italia nel 2014, alla ricerca di fortuna per sostenere la sua famiglia rimasta in patria.
Chi è Antonio Pontoniero, accusato dell’omicidio di Soumaila Sacko
Antonio Pontoniero sarebbe stato fermato poco dopo l’uccisione di Soumaila Sacko e a suo carico, secondo gli elementi portati a processo nei due gradi di giudizio finora celebrati (al 2022), vi sarebbero pesanti elementi tra cui le testimonianze di due extracomunitari presenti sul luogo del delitto il 2 giugno 2018, quando il bracciante e sindacalista di Usb (Unione sindacale di base) 29enne venne colpito a morte con un fucile. Condannato a 22 anni di carcere in primo grado, Antonio Pontoniero era stato destinato agli arresti domiciliari su istanza della difesa accolta dai giudici, riporta Il Fatto Quotidiano, perché ritenuto insussistente il rischio di inquinamento delle prove, di reiterazione del reato e di fuga in quanto sottoposto a braccialetto elettronico. Per questo, Antonio Pontoniero avrebbe lasciato il carcere e sarebbe tornato a casa prima di essere nuovamente condotto in cella, nelle more del giudizio, all’esito della nuova decisione del Tribunale del riesame dopo l’iniziale concessione della detenzione domiciliare.
La Corte d’Assise d’appello, nel febbraio scorso, avrebbe confermato l’entità della condanna al carcere per Antonio Pontoriero, difeso dagli avvocati Francesco Muzzopappa e Salvatore Staiano. Anche nel secondo grado, l’uomo, agricoltore originario di San Calogero prossimo ai 50 anni, sarebbe stato ritenuto responsabile di omicidio volontario. Una sentenza che avrebbe così confermato la precedente datata 2020. Determinanti, secondo la ricostruzione, le testimonianze dei due migranti che si trovavano sulla scena con la vittima, Soumaila Sacko, il giorno del delitto. Antonio Pontoriero avrebbe agito volontariamente spinto dal suo ritenere quella zona come sua, nonostante, riporta ancora Il Fatto Quotidiano, l’avesse occupata abusivamente.