C’era anche una ragazzina nella baby gang che ha massacrato Antonio Stano, il pensionato 66enne di Manduria? Il caso è stato ripreso ieri dalla trasmissione Chi l’ha visto che, riguardando i video ora agli atti, ha posato l’attenzione su un minorenne con il volto coperto da una maschera, più minuto rispetto agli altri e che sembra indossare degli stivaletti femminili e dei leggings. Dopo aver ripercorso i drammatici episodi di violenza a scapito dell’uomo deceduto lo scorso 23 aprile, è stato risalto alle testimonianze di chi lo conosceva, a partire da Stefano, vicino di casa: “Avendo un bar e chiudendo tardi la sera, mia moglie rimaneva più o meno sola con i bambini in casa e sentiva le urla e i rumori diventati molto pesanti. Sono uscito qualche volta fuori di casa perchè si verificava anche verso l’1 di notte e loro scappavano via”, ha spiegato l’uomo ai microfoni della trasmissione di Raitre. “E’ una cosa che andava avanti da 6-7 anni, ci sono stati esposti, chiamate e polizia e carabinieri. Non pensavo che arrivassero a ciò ma alla fine non c’ho visto più e ho fatto una denuncia contro ignoti perchè al buio non vedevo chi fossero”, ha aggiunto ancora il vicino. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
MANDURIA, IL CASO A CHI L’HA VISTO
La morte di Antonio Stano, pensionato 66enne di Manduria deceduto il 23 aprile scorso e da anni vittima delle aggressioni da parte di una baby gang, sarà al centro della nuova puntata di oggi della trasmissione Chi l’ha visto. Federica Sciarelli si interrogherà su un aspetto sul quale gli inquirenti sono ancora al lavoro: perchè nessuno ha tentato, in questi anni, di salvare Antonio dalle violenze? Eppure lo stesso uomo aveva più volte chiesto aiuto invocando i carabinieri e la polizia proprio nel corso delle numerose incursioni da parte dei bulli, sia dentro che fuori la sua abitazione. Lo confermano i numerosi video e i file audio della chat che stanno contribuendo a ricostruire questa torbida vicenda. Stano, nel corso degli ultimi tragici mesi, aveva subito numerose aggressioni e violenze durante le quali i bulli avevano filmato le vessazioni a carico dell’uomo, che soffriva di disagio psichico, per poi postarli nella chat Whatsapp denominata “La comitiva degli orfanelli”. A rompere il muro di omertà attorno alla vicenda è stata solo una ragazzina di 16 anni, che ha riconosciuto il fidanzatino in uno dei video dei pestaggi che giravano nelle chat ed ha avuto il coraggio di denunciare. Intanto per la morte del pensionato sono finiti in carcere sei minori (due sedicenni e quattro diciassettenni) e due maggiorenni con le accuse gravissime di tortura con l’aggravante della crudeltà, sequestro di persona, danneggiamento e violazione di domicilio.
ANTONIO STANO, MARCIA A MANDURIA IN SUA MEMORIA
Oggi si è svolta a Manduria la “Marcia per la Civiltà”, in memoria di Antonio Stano vittima dei bulli, che in più occasioni lo avrebbero picchiato a rapinato. A partecipare, come spiega Repubblica.it nell’edizione locale, numerosi giovani che hanno esposto alcuni cartelli con le scritte “Si è sempre responsabili di quello che non si è saputo evitare”, “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo” a firma de “I ragazzi della rivoluzione delle coscienze”. Il corteo è stato promosso da associazioni, scuole, comitati, partiti e movimenti, raccogliendo circa tremila persone. Davanti all’abitazione di Stano sono stati depositati numerosi mazzi di fiori ed al termine del corteo che ha attraversato le vie della città pugliese, sono intervenuti studenti, dirigenti scolastici e rappresentanti delle istituzioni. Le varie sigle partecipanti hanno colto l’occasione per chiedere “giustizia per Antonio Stano” ma anche per esprimere “orrore per la tragedia accaduta”. Al tempo stesso, hanno detto no a tutti coloro che hanno espresso “continui giudizi sommari e diffamatori che hanno inferto alla città di Manduria, già sconvolta e confusa, un ennesimo colpo devastante”.