“Il mio auspicio è che si costruiscano velocemente le condizioni perché si ritorni a negoziare politicamente. Noi stiamo lavorando a questo”: così Antonio Tajani ai microfoni del Corriere della Sera. Il ministro degli Esteri ha posto l’accento sulla criticità della situazione, non perdendo le speranze per una soluzione che rispetti la sicurezza e le aspirazioni di due popoli: “Molti dicono che una soluzione per uno Stato palestinese è ormai praticamente impossibile: non voglio crederci, la volontà politica può offrire ancora soluzioni. Per Israele il modo migliore per neutralizzare il progetto di Hamas è dare una speranza concreta al popolo palestinese”. L’Italia è vicina a Israele, ha precisato Tajani: “Noi siamo totalmente, profondamente vicini a Israele quando si difende da atti orribili di terrorismo. E saremo ugualmente vicini a Israele quando, per la sua sopravvivenza, le ricorderemo che il popolo palestinese ha diritto a non essere lasciato ostaggio di Hamas, deve avere un futuro che non sia solo nelle mani dei terroristi”.
L’analisi del ministro Tajani
L’Italia sta svolgendo un ruolo da protagonista per una soluzione diplomatica e i Paesi arabi hanno già sottolineato l’importanza di scongiurare una nuova guerra. Continuare in uno stato di guerra ad intermittenza prima o poi si rivelerà un disastro per noi, ha aggiunto Tajani, per poi soffermarsi su una soluzione in stile Kosovo, con un protettorato internazionale e un contingente di pace: “È una domanda interessante, è il vero interrogativo: stiamo tutti lavorando drammaticamente per frenare le possibilità di una nuova impennata della guerra. Ma dopo? Chi governerà Gaza? Gli israeliani? Non credo. E allora chi? Le Nazioni Unite? Una coalizione di volenterosi? Ma ancora prima, chi entrerà a Gaza per occuparsi della vita di 2 milioni di persone? Anche senza nuove azioni militari Gaza è già un incubo, dobbiamo unirci e prepararci a rispondere a questa emergenza, meglio che in passato”.