Anziani e disabili: un nuovo modello di assistenza. È questo l’ultimo titolo della collana “Studi e ricerche” della Fondazione per la Sussidiarietà, curato da Alberto Brugnoli e Antonello Zangrandi e scaricabile da mercoledì 24 novembre 2021.
Particolarmente tempestiva (anche se si tratta di una coincidenza puramente casuale) è l’uscita di questo volume nel momento in cui si apre la discussione in Parlamento sul ddl Bilancio proposto dal Governo, ddl che (tra l’altro) propone come unico elemento decisamente innovativo tra gli argomenti sanitari e socio-sanitari proprio la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali per la non autosufficienza.
Gli anziani in genere, per via anche dell’elevata prevalenza tra di loro di diverse patologie croniche, e i disabili rappresentano una sfida da tanti punti di vista per i sistemi di welfare: non ultimo perché (a parte le prestazioni sanitarie che nel nostro paese sono regolate dai Livelli essenziali di assistenza, Lea) ad oggi è assente per loro (ma non solo per loro) una definizione delle attività non sanitarie che il nostro sistema di assistenza sociale dovrebbe garantire. Inoltre, considerando che la vita individuale sta diventando sempre più lunga anche per le persone con un elevato carico di fragilità, alle incertezze su quali prestazioni e servizi assicurare si aggiungono quelle legate alle modalità con cui può (o deve) essere erogata l’assistenza.
Ben vengano, quindi, i tentativi di formulare serie proposte di intervento, nella speranza che queste iniziative aiutino anche chi sta preparando le leggi a individuare soluzioni normative adeguate.
Quale approccio è necessario adottare per far fronte alla molteplicità dei bisogni, per altro in continua evoluzione, che caratterizzano una fetta di popolazione che sta diventando sempre più numerosa oltre che impegnativa da assistere (anche per via dei notevoli cambiamenti che stanno investendo la struttura e l’organizzazione delle famiglie di oggi)? Quali politiche è possibile implementare?
La ricerca, condotta con il Cesc (Università degli Studi di Bergamo), il Crisp (Università degli Studi di Milano Bicocca), il Politecnico di Milano, l’Università degli Studi di Parma, e che è stata effettuata in collaborazione con la Fondazione Don Carlo Gnocchi onlus e con la Fondazione Sacra Famiglia onlus, approfondendo anche l’impatto della pandemia in corso ha cercato di delineare le tendenze prevedibili nell’arco dei prossimi 20-30 anni e di offrire alcuni suggerimenti sia di politica sanitaria che di soluzioni operative, in un contesto fortemente caratterizzato dalla presenza del privato e del privato non profit in particolare.
La ricerca ha seguito un percorso consolidato. E’ partita dall’analisi della domanda, approfondendo anche in prospettiva storica i bisogni emergenti di anziani e persone con disabilità, basandosi su dati che ben rappresentano il panorama italiano, anche nelle sue differenziazioni regionali; è proseguita con un esame dei principali modelli di risposta ai bisogni che sono in essere (offerta) per queste tipologie di soggetti, per terminare poi con la proposta sia della “vision” che la ricerca valuta più corrispondente ai bisogni emergenti che di un nuovo modello di assistenza agli anziani e alle persone con disabilità, sussidiario, solidale e sostenibile, riservando particolare attenzione ai differenti ruoli che i vari attori (amministrazioni pubbliche, privato profit e privato non profit) possono adeguatamente svolgere, ma anche sottolineando come la capacità di assistere in questo particolare contesto non sia frutto solo delle soluzioni organizzative che si adottano, ma dipenda per lo più da qualità umane e relazionali oltre che professionali.
Anche alla luce dei risultati della ricerca, è possibile (e prendiamo a prestito la definizione proposta nel ddl dal Governo) identificare “gli interventi, i servizi, le attività e le prestazioni integrate che la Repubblica assicura, …, con carattere di universalità su tutto il territorio nazionale per garantire qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione, prevenzione, eliminazione o riduzione delle condizioni di svantaggio e di vulnerabilità” per i soggetti fragili?
Come dice il Presidente della Fondazione aprendo il volume, la risposta che lo studio fornisce è positiva e passa attraverso l’adozione di un approccio sussidiario, in quanto “La cultura sussidiaria ha l’ambizione di offrire gli strumenti perché quel diritto possa essere garantito (…). E perché le modalità, concrete e diversificate, con cui farlo, continuino a essere studiate, approfondite, condivise”.
Le diversità che caratterizzano questi soggetti, diversità nei bisogni, nelle capacità di prendersi in carico a casa delle loro problematiche, nell’accesso ai servizi, nelle possibilità economiche, nell’accesso alle informazioni e così via, implicano che un sistema moderno per la loro assistenza debba essere pensato su proposte diversificate: dall’assistenza domiciliare alle reti di prossimità, dalle strutture a bassa (ma anche ad alta) intensità di cura alle Rsa, dagli interventi residenziali a quelli semi-residenziali, domiciliari e territoriali e così via, senza fermarsi alla natura giuridica (pubblico-privato) dell’erogatore, ma ponendo l’accento sulla qualità del servizio, sulla sua efficacia ed efficienza, perché al cittadino anziano e a quello disabile (ma non solo a loro) poco interessa la natura giuridica di chi lo assiste, ma entrambi chiedono di essere assistiti da chi meglio sa rispondere ai loro tanti e diversi bisogni.
Di tutti questi argomenti si discuterà domani mercoledì 24 novembre alle 10 a Roma, durante l’evento di presentazione della ricerca (alla presenza del ministro Roberto Speranza e del sottosegretario Andrea Costa), che sarà trasmesso in diretta su www.ilsussidiario.net.
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