E’ stato individuato nella giornata di ieri 7 dicembre il presunto killer dell’anziano 82enne Pierantonio Secondi, ucciso in casa a coltellate e con una motosega, in zona Porta Romana a Milano. L’uomo sarebbe stato rintracciato nei pressi della farmacia di Melegnano in cui lavorava come magazziniere. Secondo quanto reso noto da Tgcom24, il presunto omicida avrebbe sfondato la porta d’ingresso con una motosega per poi accanirsi sul corpo del pensionato dopo averlo accoltellato.



L’uomo fermato ieri è un 35enne rumeno che la vittima aveva già denunciato per stalking. In portineria i carabinieri avrebbero rinvenuto anche delle copie stampate di alcune mail in cui il presunto assassino spiegava le ragioni del suo gesto. Al momento del fermo era in possesso di un trolley con all’interno un’accetta non usata. La vittima è stata rinvenuta con una mano quasi mozzata dalla motosega trovata con la catena di taglio fuori dal suo binario, si suppone per la furia con la quale sarebbe stata usata sul pensionato. Secondo le immagini delle telecamere, l’aggressione sarebbe durata in tutto 9 minuti durante i quali il presunto omicida avrebbe anche tentato di dare fuoco al tappeto e prima di darsi alla fuga ha lasciato un giubbotto con il suo cellulare.



Anziano ucciso con motosega a Milano: avrebbe avuto relazione con presunto killer

A riportare maggiori dettagli sull’omicidio che si è consumato a Milano a scapito di un anziano 82enne è stato Libero quotidiano. Pare che la vittima Pierantonio Secondi abbia avuto in passato una frequentazione sentimentale con il presunto assassino, circa un anno fa. Finita la passione però il magazziniere rumeno si sarebbe ben presto trasformato nel suo stalker e l’82enne lo scorso luglio si sarebbe trovato costretto a recarsi in questura per chiedere un ammonimento che però non gli fu concesso.



Questo avvenne però un mese dopo, quando il 26 agosto scorso Secondi presentò una denuncia formale allegando un documento dell’ospedale con una prognosi di 21 giorni per via delle ferite riportate. Al rumeno era stato ingiunto un divieto di avvicinamento che proprio il giorno del delitto sarebbe dovuto raddoppiare dal momento che il tribunale di Milano gli aveva impedito di stare nei paraggi della sorella e del migliore amico della vittima. Misura che però il 35enne – separato in casa e con un figlio – non avrebbe evidentemente osservato. Intanto il presunto assassino nel corso dell’interrogatorio in procura si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere.