Si avvicina il momento in cui il gruppo di esperti nominato da Paola Pisano, ministro per l’Innovazione, dovrà scegliere o comunque indicare l’applicazione per il tracciamento dei contatti, il famoso contact tracing di cui si parla da tempo e che dovrebbe aiutare nella riduzione dei contagi da Coronavirus in Italia. Come scrive Il Post, i lavori hanno subito una sorta di rallentamento: questo potrebbe essere dovuto alla recente nomina di Vittorio Colao quale responsabile dei progetti per la Fase 2, di cui il tracciamento dei contatti sarà parte integrante tanto da aprire alla necessità di un confronto tra quanto fatto finora e i piani di lavoro per il futuro. Ad ogni modo, i 74 esperti scelti tra diverse discipline hanno esaminato le proposte arrivate in risposta al bando di inizio marzo e, come riportano varie fonti, sarebbero al momento due le app tra le quali scegliere.
La prima, quella che al momento sembra essere favorita, è realizzata da Bending Spoons (sede a Milano) in collaborazione con il CMS (Centro Medico Santagostino): quest’ultimo ha aperto vari ambulatori sul territorio lombardo e a Bologna con un approccio orientato al digitale per gestire i pazienti. Bending Spoons invece è fortemente presente nel mercato delle applicazioni e, per intenderci, è l’azienda che ha creato Live Quiz, il popolare gioco a risposta multipla che ha spopolato tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020. L’applicazione si basa sulla tecnologia Bluetooth e permette allo smartphone di emettere un codice identificativo univoco e anonimo, captato da altri dispositivi nelle vicinanze (qualche metro) così da rendere possibile la segnalazione ad altri utenti di una eventuale positività al Coronavirus, e risalire ai contatti dei giorni precedenti.
Questa app permetterebbe di garantire la privacy, a differenza di quanto accaduto per esempio in Corea del Sud dove il contact tracing è già realtà; non verrebbe infatti utilizzato il sistema di geolocalizzazione tramite GPS, che invece sarebbe proprio di CovidApp. La seconda applicazione allo studio, progetto condiviso da alcuni informatici, avrebbe un approccio più aperto e un funzionamento simile, se non maggiori rischi per la privacy (ma gli utenti ne sarebbero consapevoli, e il GPS sarebbe attivabile volontariamente e singolarmente) e presenterebbe due modelli distinti, ovvero una per gli utenti e una, denominata CovidDoc, per il personale sanitario che dovrebbe poi confermare le segnalazioni dei contagiati. Allo stesso tempo bisogna dire che Apple e Google, già la scorsa settimana, hanno iniziato a lavorare per inserire uno standard sia in iOS che in Android, al fine di semplificare la creazione di app per il contact tracing; di fatto il funzionamento non si differenzierebbe troppo da quanto abbiamo già detto.
APP PER CONTACT TRACING: DA SOLA NON BASTA
Quel che appare chiaro, comunque, è che il tempo stringe e che anche le app per il tracciamento dei contatti da sole non basterebbero: ovviamente servirebbe poi un piano efficace da parte del Governo in materia di gestione dei dati che questi sistemi raccoglieranno. Ovvero: ci sarà un registro online centralizzato sul quale registrare i contagi? Saranno i singoli smartphone a tenere i dati? In che modo le persone positive al virus potranno essere segnalate, e chi dovrà gestirle? Istituzioni sanitarie e dunque medici di base e personale degli ospedali, oppure sindaci e amministrazioni regionali? Tanti punti di domanda, e gli esperti hanno già detto che saranno necessari centinaia di migliaia di test sierologici tra il personale sanitario e i lavoratori nei settori essenziali che sono a stretto contatto con il pubblico, mentre i positivi dovranno essere esaminati in maniera approfondita per verificare un’eventuale infezione in corso, per poi tracciare i contatti. A quel punto l’app tornerebbe utile, ma ovviamente non potrà funzionare da sola.