L’APP PER DIVENTARE CO-GENITORI: COS’È LA NOVITÀ CHE RISCHIA DI SPOPOLARE

Da “Meetic” a “Tinder” il mercato delle app per incontri è ormai sdoganato e per alcuni addirittura già “saturo”: succede però che una rivoluzione “choc” potrebbe arrivare a breve anche nel nostro Paese, dopo l’esordio in Spagna. Si tratta di un app che possa permettere l’incontro a dei possibili futuri co-genitori: niente amore, niente “avventura di una notte”, niente di legame tra i due “chattatori”. E allora su cosa si mettono d’accordo? Esatto, sul diventare genitori e co-gestire un figlio: manco fosse un animale di compagnia, il futuro distopico del mondo social potrebbe vedere in un futuro non molto lontano figli e figlie nati da genitori che già prima della loro nascita sono “separati”.



Lo sono per antonomasia in quanto il loro accordo verte su altro: si cerca un partner per poter fare un figlio insieme, senza “bisogno” di innamorarsi o di formare una coppia. Ne ha parlato per la prima volta un articolo di “Vanity Fair” che cita il caso delle due app spagnole Copaping o Family4Everyone che funzionano per lo più allo stesso modo: proprio come “Tinder”, queste app permettono di “matchare” con potenziali partner sparsi per la propria città. Eppure non si tratta in questo caso di fissare un appuntamento con lo scopo di una relazione occasionale o stabile: l’obiettivo è quello di avere un figlio assieme senza alcuna relazione sessuale o affettiva.



UN “TINDER” SENZA AMORE NÈ SESSO: ECCO L’APP PER FARE FIGLI

Niente amore né sesso: il “Tinder” del futuro metterebbe in contatto donne/uomini alla ricerca di un partner per fare un figlio e crescerlo “assieme”, ovvero in co-gestione. «Non volevo rinunciare a essere madre solo perché non ho trovato il partner perfetto», racconta una donna intervistata da “La Vanguardia” dopo aver intrapreso il “progetto” sull’app per fare figli. «Volevo incontrare una persona per creare una famiglia, ma ero avanti con gli anni e l’orologio biologico non mi stava aiutando, quindi ho deciso di provare uno di questi siti di incontri. Sono stata ben accolta perché alcuni uomini mi hanno scritto, la maggior parte dei quali eterosessuali, ma ho optato per un omosessuale perché pensavo che se mi fossi innamorata tutto sarebbe stato più complicato. Ho anche escluso di essere una madre single perché volevo che i miei figli avessero un padre, non un donatore. Essere una famiglia monoparentale non è facile e richiede risorse economiche elevate», racconta sempre Clara, entusiasta della proposta dalle app spagnole.



Su Vanity Fair interviene l’antropologa Carmen Balaguer, sonatrice di un’agenzia co-genitoriale: «le persone che utilizzano questo tipo di applicazione sono donne single con un livello culturale elevato, un’istruzione superiore e di una fascia socioeconomica medio-alta, che hanno circa 40 anni o più. L’altro profilo più comune è quello degli uomini, per lo più omosessuali, di età superiore ai 40 anni e con un livello culturale molto alto». Come crescere il figlio, cosa fargli mangiare, quali scuole, che percorso di vita indirizzarlo e tanto altro: si programma tutto all’inizio del “match” e se si trova l’accordo ecco scattare “l’operazione figlio”. Ci scherziamo un poco su, ma la questione è molto seria e sarebbe in crescita il desiderio di attuare una famiglia “monogeniotoriale” senza per l’appunto essere una coppia. Pianificare un figlio sapendo già all’inizio di sottoporlo ad un’esistenza “divisa” tra un padre e una madre che non hanno “generato” come frutto del loro amore. I rischi e le problematiche sono dietro l’angolo, come rivela tra l’altro la stessa donna spagnola che ha già intrapreso tutto l’iter: spiega Clara a “La Vanguardia”, «Se qualcuno vuole seguire questo modello familiare, consiglio di mettere tutto per iscritto perché possono esserci problemi. Nel mio caso, lui voleva così tanto essere padre che ha omesso cose che sapeva a priori che non mi sarebbero piaciute. Ad esempio, non mi ha detto che era religioso e che voleva battezzare i suoi figli o che avrebbe voluto portarli in una scuola religiosa». La donna è in causa con il padre dei figli per forti disaccordi sull’educazione della bimba, che ora ha 7 anni. Chi potrebbe eliminare questo “rischio” nonostante l’intermezzo di un’app? Non si rischia di generare tante e svariate problematiche come questa?