Durante la puntata di stamane di Uno Mattina in Famiglia ci si è soffermati sulle app di fotoritocco che estremizzano all’eccesso le fotografie sui social. Sono utilizzate soprattutto dai più giovani e a riguardo la psichiatra Flaminia Alimonti, in studio, ha raccontato: “I rischi compaiano a seconda dell’utilizzo che si fa di questi mezzi. Questi mezzi possono essere funzionali allo sviluppo ma se confondo il reale con l’irreale, usati quindi per raggiungere l’irraggiungibile, possono causare una serie di disagi psicologici: il divario fra ciò che sono e ciò che vorrebbero essere, diventa troppo ampio”.
Quindi la dottoressa ha aggiunto: “Si sdoppia la distanza fra reale e irreale e quando ciò avviene in maniera troppo ampia può compromettere lo sviluppo dei ragazzi. Dipende anche da ciò che accade prima dell’adolescenza e dobbiamo interrogarci anche noi adulti, dobbiamo avere la capacità di insegnare la tolleranza del fallimenti: che strumenti abbiamo dato ai nostri ragazzi per tollerarlo?”.
APP FOTORITOCCO, PSICHIATRA ALIMONTI: “ECCO COME AGIAMO”
Timperi ha aggiunto: “Io sono stato massacrato per i brufoli al liceo, mi chiamavano Brufalo Bill, all’epoca lo chiamavano sfottò e forse anche questo ha aiutato”. La psichiatra ha ripreso la parola: “Se si parla di gioco è formativo ma quando invece avviene un’emarginazione dovuta al fatto che il ragazzo tenterà di aggirare l’ostacolo allora no”. Che consigli possiamo dare ai genitori? “Devono stare a fianco dei loro figli quando esaltano comportamenti adeguati. Vanno educati ad essere fallibili come è la natura umana, noi non siamo perfetti, un’educazione alla bellezza dell’imperfezione, piuttosto a quel funzionamento performativo”.
Quando arrivano ragazzi in ambulatorio da dove si parte? “Si cerca di fare in modo che il giovane possa prendere coscienza del proprio talento. In genere assistiamo ad una ripartenza dello sviluppo dei ragazzi. Le scuole dovrebbero invece provare a dare gli strumenti che hanno a che fare con la tolleranza e non un messaggio di perfezione. Per i ragazzi – ha concluso la psichiara soffermandosi sul caso delle app di fotoritocco – non c’è la separazione fra mondo reale e virtuale e quando i ragazzi smettono di investire nel mondo reale dobbiamo intervenire. Non dobbiamo comunque vivere dell’idea che internet è un mostro”