Il Copasir ha presentato una relazione dettagliata sui rischi derivanti dall’utilizzo dell’app Immuni, l’applicazione italiana per smartphone che permette di tracciare le persone infette da coronavirus. Secondo quanto si legge nella “Relazione sui profili del sistema di allerta Covid 19” approvata all’unanimità dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, l’app suddetta presenterebbe diversi “aspetti critici” da correggere, “per evitare che l’efficacia dell’iniziativa risulti ridotta, e, soprattutto, che si possano determinare rischi connessi sia alla trasmissione dei dati dei cittadini, in ordine al rispetto della privacy e alla sicurezza dei dati personali, sia in particolare alla stessa gestione complessiva, dal punto di vista epidemiologico, dell’emergenza sanitaria”. Secondo il Comitato, l’unico dato che bisognerebbe immettere nell’app “dovrebbe essere un codice anonimo risultante dall’effettuazione di un tampone, escludendo quindi altre procedure che al momento non abbiano evidenza scientifica”.

APP IMMUNI, COPASIR: “COSA SUCCEDE IN CASO DI ALERT?”

Dubbi anche per quanto riguarda l’alert, ovvero, non è ben chiaro, sempre secondo il Copasir, “quali comportamenti dovranno essere adottati da chi riceva la notifica di avere avuto contatti con una persona risultata positiva al Covid-19”. Si chiede inoltre un’attuazione che sia equivalente per tutte le regioni, e il Comitato specifica anche che non è chiaro quale sia il numero necessario di download dell’app affinchè la stessa possa portare ad un trattamento che sia efficace ed esaustivo. Si chiede poi che venga rispettato “rigorosamente il termine massimo del 31 dicembre 2020, previsto dall’articolo 6, comma 6, del decreto, entro il quale dovrà cessare l’utilizzo della piattaforma e i dati dovranno essere cancellati o resi definitivamente anonimi”, e si sottolinea quanto vi sia il rischio che i dati contenenti in Immuni possano “prestarsi a manipolazioni dei dati stessi, per finalità di diversa natura: politica, militare, sanitaria o commerciale”, in favore di aziende terze.

“TECNOLOGIA BLUETOOTH A RISCHIO INTRUSIONE”

Copasir porta alla luce anche al possibilità di attacchi di tipo informatico all’app, o il rischio di possibili truffe: “La tecnologia Bluetooth – sottolinea a riguardo – risulta infatti particolarmente vulnerabile a intrusioni i cui effetti, in questo contesto, potrebbero essere tali da diffondere allarme ingiustificato nella popolazione, ad esempio mediante l’invio di messaggi falsi o fraintendibili, relativi allo stato di salute o al possibile contagio dei destinatari”. Infine, si sottolinea la mancata interconnessione con altre applicazioni di tracciamento a livello europeo, “Questo aspetto – conclude il Copasir – appare decisivo per la piena funzionalità del sistema, soprattutto in un Paese a vocazione turistica come il nostro, che dovrebbe assicurare la libera circolazione delle persone all’interno dell’Unione europea”.