Nuovi aggiornamenti sull’app Immuni, finita nel mirino del Copasir. Come riporta il Corriere della Sera, l’asse Centrodestra-Pd ha le idee chiare: è necessaria una legge, «la libertà non è in vendita». Netta la posizione dei dem con il capogruppo alla Camera, Graziano Delrio: «È importante che si stia procedendo con la scelta del contact tracing come parte della strategia per condurre in sicurezza la ‘fase due’. Ma un terreno tanto delicato, che riguarda i diritti e le libertà costituzionali delle persone, non può essere affrontato esclusivamente con lo strumento dell’ordinanza commissariale», riporta l’Ansa.
Per il via libera all’app Immuni, dunque, si deve esprimere il Parlamento, così Matteo Salvini: «Usare le nuove tecnologie per combattere il virus è utile, ma con tutte le garanzie dovute ai cittadini italiani. Un commissario non può certo derogare dai diritti costituzionali senza che sia il Parlamento, e quindi il popolo, ad essere investito di decisioni così delicate. Inoltre sulla `app Immuni´ sono evidenti alcune gravi criticità, da molti sollevate, tra le quali: chi gestisce i dati raccolti, dove vengono conservati e per quanto e di chi è la proprietà dei dati? Garantire la protezione di diritti e dati privati degli Italiani per la Lega è fondamentale, la strada scelta dal governo è pericolosa. La nostra libertà non è in vendita». (Aggiornamento di MB)
APP IMMUNI CORONAVIRUS, COPASIR: “CHIEDIAMO CHIAREZZA”
Avevamo parlato nei giorni scorsi dell’App Immuni, ovvero un’applicazione che consentirà di monitorare e tracciare i contagi da Coronavirus partendo dai dati e i contatti del singolo cittadino, che li fornirà tramite il proprio smartphone; in merito alla decisione della gestione di tale app, oggi Raffaele Volpi, presidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) ha fatto sapere, come viene riportato da Ansa, che tale comitato procederà ad un’analisi sull’App Immuni, sia per quanto concerne gli aspetti di architettura societaria che per forme scelte dal Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri per, appunto, l’affidamento e la conseguente gestione. Il tema verrà discusso mercoledì e, poiché il Copasir è convinto che si tratti di una questione di “sicurezza nazionale”, lo stesso Arcuri potrebbe essere chiamato in audizione di fronte al Comitato.
Stando a quanto si apprende da quotidiano.net alcuni esponenti di MoVimento 5 Stelle, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno chiesto un approfondimento in merito. Una nota congiunta di Antonio Zennaro (M5s) e Enrico Borghi (Partito Democratico) ha chiesto specificamente l’azione del Copasir ma l’app Immuni suscita perplessità anche maggiori tra le schiere dell’opposizione. Qual è il problema? Lo esplicitano bene le dichiarazioni di Federico Mollicone (FdI) e Alessandro Morelli (Lega): il primo ha chiesto l’intervento del Garante della privacy, il secondo ha detto che “non c’è nessuna garanzia per la privacy degli italiani e sulla sicurezza sui server”. Ecco allora il tema: la privacy. Avevamo già detto che l’app Immuni per il tracciamento del Coronavirus non è obbligatoria ma ciascun cittadino potrà decidere o meno se scaricarla; peccato che, per essere efficace, dovrebbe essere scaricata da almeno il 60% degli italiani e questo è un obiettivo dichiaratamente complicato da raggiungere senza incentivi.
Tuttavia l’ordinanza di Domenico Arcuri, datata 16 aprile, dice che l’app Immuni è stata creata da Bending Spoons e concessa dalla stessa società “in licenza d’uso aperta gratuita e perpetua”. Di conseguenza, il codice sarà “open source” e in mano al Governo. La domanda che al momento è sul tavolo riguarda il codice sorgente, perché il dubbio è se anche questo sarà reso pubblico in modo da consentire a chi ne abbia le competenze di analizzare l’applicazione, così da ragionare e lavorare in materia di sicurezza e privacy. Argomento estremamente delicato, perché traccia appunto il confine tra la necessità di tenere nota della storia dei contagi del Coronavirus e la tutela della sfera privata delle persone. Problemi che hanno già avuto altrove, per esempio in Russia dove fa parecchio discutere il sistema di telecamere (che sono decine di migliaia) installate a Mosca.