Accendere un semaforo rosso alla possibile deregolamentazione dei nuovi Ogm, i nuovi organismi geneticamente modificati, conosciuti in Italia anche come Tecniche di evoluzione assistita (TEA). Questo l’obiettivo della petizione lanciata da Slow Food Italia e rivolta ai politici nazionali e ai membri del Parlamento europeo, in merito al piano della Commissione europea, che punta a escludere i nuovi Ogm dall’attuale normativa comunitaria sui semi transgenici di vecchia generazione. Una petizione cui si affianca l’adesione di Slow Food Italia, Slow Food Europe, Slow Food Deutschland e Slow Food Nederland, alla campagna europea #IChooseGMOFree, promossa da oltre 40 associazioni in tutta Europa. 



Il punto di partenza dell’iniziativa è tanto semplice quanto divisivo: in un rapporto pubblicato nell’aprile 2020, la Commissione europea sostiene che i nuovi Ogm potrebbero aiutare a combattere gli effetti del cambiamento climatico sull’agricoltura e contribuire a implementare la sostenibilità delle produzioni alimentari. E dunque dovrebbero essere esentati dalle leggi dell’Ue sugli Ogm. Opposta è la valutazione di Slow Food che ritiene le sementi prodotte con nuove tecniche Gm come CRISPR/Cas9 potenzialmente pericolose per la biodiversità e per l’ambiente. Nemiche quindi di un’agricoltura rispettosa della natura. E da qui la battaglia contro il possibile processo di deregolamentazione. 



“È essenziale – dice Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia – che gli italiani, così come i cittadini degli altri Paesi europei, capiscano cosa c’è davvero in gioco: il rischio è che l’etichettatura dei nuovi Ogm non sia più obbligatoria”. In buona sostanza – è la tesi di Slow Food -, lo scopo dell’Ue è rendere i nuovi Ogm non rintracciabili, non etichettati ed esenti dalla valutazione dei loro rischi. E questo porterebbe agricoltori, produttori, dettaglianti e consumatori a non essere più in grado di rifiutare i prodotti Gm e optare per scelte libere da Ogm. “Un passo – osserva Nappini – che sarebbe anti-democratico e in piena contraddizione con gli impegni di trasparenza presi dall’Unione europea affinché i cittadini possano compiere le proprie scelte alimentari consapevolmente. Chiediamo quindi che vengano applicate le regole in vigore per garantire la tracciabilità, i test sulla sicurezza e una vera libertà di scelta per consumatori e agricoltori. Deregolamentare i nuovi Ogm significa limitare inequivocabilmente la possibilità di scegliere cibo e colture libere da Ogm. E invaliderebbe miseramente, ma concretamente la conversione verso un’agricoltura davvero ecologica. Ci rivolgiamo quindi ai nostri ministri e ai deputati europei affinché ascoltino e rispondano alle fondate istanze dei cittadini”. 



L’appello di Slow Food va insomma diritto al punto: la Commissione europea – dice l’associazione – rischia di commettere un grave errore con il risultato di agevolare lo sviluppo e la commercializzazione di nuovi Ogm da parte dell’industria agro-biotecnologica. Occorre dunque reagire, dice Slow Food che invita a firmare una petizione per sollecitare i decisori politici europei e nazionali a prendere posizione contro qualsiasi tentativo di modificare la legislazione Ue esistente. E questo perché – nota l’associazione – Stati membri e Parlamento europeo avranno il potere di adottare o respingere la proposta di una nuova legislazione da parte della Commissione.

“Si tratta di un’importante opportunità per i cittadini europei – si legge in una nota ufficiale di Slow Food – di far ascoltare la propria voce su un argomento che avrà un impatto diretto sulla loro vita quotidiana. Dobbiamo mobilitarci contro il progetto dell’industria agroalimentare di sbarazzarsi delle regole di etichettatura e di avere minori controlli di sicurezza. Mantenere queste regolamentazioni significa permettere ai consumatori di informarsi e prendere decisioni consapevoli sul cibo che mangiano. E dare la possibilità ad agricoltori, allevatori e aziende di trasformazione alimentare di indicare se un prodotto è un Ogm o contiene ingredienti Gm”.

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