PROSEGUE LA RACCOLTA FIRME DEI SINDACI PER DRAGHI, MA È GIÀ POLEMICA

Sarebbero in tutto quasi 2000 i sindaci che hanno già firmato l’appello-petizione per il Presidente del Consiglio Mario Draghi affinché rinunci alle dimissioni e prosegua il suo Governo fino al termine della Legislatura: «Non era mai successo, è un fatto davvero straordinario. È difficile che si mobilitino tanti primi cittadini, peraltro tutti i sindaci delle grandi città. Questo significa – ha dichiarato il sindaco di Firenze, Dario Nardella – che c’è un sentimento trasversale di persone che non vogliono instabilità». Le “mobilitazioni” pro-Draghi, dopo l’iniziale appello di Matteo Renzi subito dopo l’apertura della crisi di Governo, proseguono non senza polemiche però: prima la critica di Giorgia Meloni, poi l’accusa dei sindaci di Latina e Palermo di non avere firmato alcun appello ma di trovarsi inizialmente comunque inseriti nella lista.



Andiamo con ordine e partiamo dal giudizio molto duro formulato dalla leader di Fratelli d’Italia: «Mi chiedo se sia corretto che questi sindaci e governatori usino le istituzioni così, senza pudore, come se fossero sezioni di partito». Anche se va detto che la petizione pro-Draghi sia stata firmata tanto dal Centrosinistra quanto da esponenti del Centrodestra, il risultato non cambia per Giorgia Meloni: «Se vogliono chiedere l’impeachment per 1.300 sindaci italiani, io dico che il sindaco è anche una figura politica, quindi non capisco. Meloni che si lamenta di violenze verbali della sinistra non so a cosa si riferisca, ma certamente da me non avrà atteggiamenti sbagliati, la metterò sempre sul piano della contrapposizione politica», è la replica diretta del sindaco di Milano Beppe Sala alle critiche del Centrodestra. Sulla stessa linea anche l’omologo fiorentino Nardella: «L‘attacco ai sindaci e ai presidenti di Regione, che sono i politici più vicini ai cittadini, dimostra un certo nervosismo e una certa aggressività da parte dell’onorevole deputata Meloni. Mi dispiace che non noti che tra i firmatari ci sono moltissimi esponenti di centrodestra».



SINDACI DI LATINA E PALERMO: “NOI NON ABBIAMO FIRMATO, LA SINISTRA…”

Tra le righe dell’appello siglato da ormai più di 1900 sindaci – su 8mila in tutta Italia – si scorge l’invito alla permanenza a Palazzo Chigi del Premier Mario Draghi: «Noi Sindaci, chiamati ogni giorno alla difficile gestione e risoluzione dei problemi che affliggono i nostri cittadini, chiediamo a Mario Draghi di andare avanti e spiegare al Parlamento le buoni ragioni che impongono di proseguire l’azione di governo. Allo stesso modo chiediamo con forza a tutte le forze politiche presenti in Parlamento che hanno dato vita alla maggioranza di questo ultimo anno e mezzo di pensare al bene comune e di anteporre l’interesse del Paese ai propri problemi interni. Ora più che mai abbiamo bisogno di stabilità». Dopo le polemiche politiche nazionali, sorgono anche quelle più specifiche da almeno due Comuni erroneamente citati nell’appello: a Latina il sindaco decaduto Damiano Coletta nega di aver firmato la petizione, «Non ho aderito, ovviamente a quella petizione, essendo decaduto. Probabilmente sono stato inserito in automatico, ho già detto di togliermi dall’elenco. Facendo parte di quel gruppo di sindaci, evidentemente è stata data per scontata la mia adesione e tra l’altro non mi pare questo gravissimo abuso».



Da FdI è subito polemica con l’intervento del deputato Andrea Del Mastro che cita il caso di Latina e poi quello di altri sindaci inseriti “a loro insaputa”: «Damiano Coletta, il sindaco di Latina decaduto, compare fra le firme dell’appello dei sindaci per Draghi promosso dalla sinistra. L’interessato smentisce di aver mai firmato! Nel suo estremo e scorretto tentativo di tenere imbalsamato Draghi alla presidenza del Consiglio, la sinistra è disposta a contraffare firme di sindaci decaduti. Siamo al piccolo cabotaggio, alle truffe senza ingegno che rappresentano bene la moralità di chi ancora ieri squittiva contro Giorgia Meloni l’epiteto di ‘analfabeta istituzionale’. E loro cosa sono? Truffatori istituzionali? prestigiatori istituzionali in salsa matriciana? Spudorati, come sempre, anche questa volta debbono andare a nascondersi per l’utilizzo volgare, macchiettistico, truffaldino, indegno delle istituzioni». Caos anche a Palermo dove prima viene contestato l’appello in favore del Premier Draghi da parte del neo-eletto sindaco Roberto Lagalla (Centrodestra), poi però dopo la smentita secca del diretto interessato scatta la polemica contro il sistema di registrazione delle firme: «Credo che i sindaci si preoccupino di garantire la continuità dell’azione di governo – ha dichiarato Lagalla – che in questo momento è auspicabile, in particolare per Palermo, impegnata (su questioni legate al bilancio comunale) nel confronto con lo Stato, che dovrebbe trovare soluzioni in tempi rapidi. La proposta di sottoscrizione della lettera mi è arrivata in zona Cesarini e parte dalla politica dell’Anci, le cui dinamiche al momento non conosco essendomi insediato da poco tempo». In serata ieri giunge conferma del suo staff: «Nell’elenco dei sindaci che hanno firmato l’appello al premier Draghi viene erroneamente riportata la firma del sindaco Lagalla: si ribadisce che il sindaco non ha firmato alcun documento». Una truffa congegnata? Errori di classificazione? Qualche “sgarbo” politico? L’appello dei sindaci lascia tutte queste domande aperte, in attesa che domani in Parlamento si consumi la conclusione, qualsivoglia sia, della crisi di Governo Draghi.