Chiara Appendino non farà come Virginia Raggi: la sindaca uscente del M5s a Torino ha deciso ufficialmente di non ricandidarsi per il secondo mandato nella Città della Mole, causando non poche problematiche interne all’alleanza già di suo non “incrollabile” tra Pd e Movimento 5Stelle. Le sue ragioni e i progetti futuri Appendino li ha elencati oggi nella lunga intervista al Corriere della Sera, parlando di politica ma non solo: «La tentazione c’è stata. Ma non cambio idea. Non mi ricandido. Nei giorni scorsi mi sono confrontata proprio su questo tema anche con Luigi Di Maio». Una prima motivazione riguarda la scelta del Pd di Letta di attuare le primarie del Centrosinistra anche a Torino, di fatto così “escludendo” i 5Stelle dall’alleanza secondo la sindaca di questi ultimi 5 anni: «Non c’è stato coraggio da parte di quello che doveva essere il nostro naturale alleato, il Pd, scegliendo una strada differente con primarie che, di fatto, hanno escluso il Movimento. A Torino, e non solo».



Il Movimento ha così affrontato diverse ipotesi per “ovviare” al problema: nel primo caso, Appendino avrebbe dovuto correre per il secondo mandato, il piano alternativo invece vedeva l’investimento in un candidato civico per garantire continuità andando però oltre i legami strettamente di coalizione. Si è scelta la seconda strada, con però ancora il futuro incerto su chi potrà essere il vero candidato del M5s in una fase dove anche a livello nazionale le redini dei grillini non vedono ancora una guida “ufficiale” (in attesa degli sviluppi della vicenda legale Conte-Casaleggio): «Sono stata condannata due volte, anche se solo in primo grado di giudizio. A malincuore, non ritengo di essere nelle condizioni di candidarmi. Anche se mi dispiace non proseguire il lavoro sui temi a me più cari come quelli su ambiente, sociale, innovazione e soprattutto sui diritti civili», ammette Chiara Appendino.



CHIARA APPENDINO: “ALLEANZA M5S-PD FALLITA PERCHÈ…”

La motivazione dell’imminente seconda maternità (dopo la prima figlia Sara, ora un maschietto in arrivo tra 5 mesi), ribadisce la sindaca Appendino, non è stata assolutamente un ostacolo e un criterio per la decisione finale: «Quando l’ho annunciata, una parte della politica ha avuto una reazione pavloviana: ecco, allora è sicuro che se ne va. Come se avessi contratto una malattia grave. Ci ero abituata, nel 2016 avevo fatto la campagna elettorale incinta di Sara, la mia primogenita. E tutti si chiedevano se ce l’avrei fatta a reggere, gravata come sarei stata da quello che viene talvolta considerato come una zavorra […] la nuova maternità non ha influenzato la scelta di non ripresentarmi. Anzi». Impegnata sul fronte LGBT con l’iniziativa delle trascrizioni dei figli di coppie omogenitoriali, Chiara Appendino giudica il probabile candidato Pd alla guida di Torino – Stefano Lo Rosso – come un possibile “rischio” per le battaglie da lei portate avanti: «Che comunità vogliamo costruire, noi e il Pd? E chi ci vuole stare? La vicinanza su temi come il ddl Zan, così come una visione comune su disuguaglianze e distribuzione del reddito. Le forze progressiste, delle quali io mi sento parte, dovrebbero fare squadra».



La stilettata ai compagni di Governo non manca, facendo intendere che il compito di Giuseppe Conte potrebbe anche essere più arduo del previsto per convincere i 5Stelle ad un’alleanza stabile e duratura con i Dem di Letta, «Ci vorrebbe più maturità, e il coraggio di lasciarsi alle spalle le idiosincrasie passate. Bisogna solo chiedersi se entrambi, noi e il Pd, siamo disposti ognuno a fare un sacrificio per fare un passo avanti. A Torino, io mi sono fatta da parte. Loro, invece, non sono disposti a trovare una terza soluzione». Un’alleanza insomma quasi fallita ancora prima di nascere, come ammette la stessa Appendino (che rimarrà in politica, anche senza ricandidarsi a Torino, ha annunciato al CorSera): «apparentamenti al secondo turno? Gli elettori non sono pedine da spostare. Devono credere in un progetto, che deve essere costruito bene. Pensare che al ballottaggio possano appoggiare, a prescindere, un determinato candidato, è irrispettoso nei loro confronti. Nel Pd quasi ovunque hanno prevalso dinamiche legate alle posizioni del partito a livello locale che i vertici nazionali non hanno voluto superare».