Apple e Cina, pressioni Usa per spostare la produzione

A metà del 2007, Apple salta al secondo posto della Supply Chain Top 25. Nei successivi sette anni diventa l’azienda di maggior valore al mondo, pur ponendosi al centro di tensioni geopolitiche. Infatti la produzione passa dagli Usa in Cina: Apple inizia a costruire un’operazione di fornitura complessa e profonda. L’azienda invia in Asia i suoi migliori progettisti e ingegneri, dalla progettazione alla produzione, incorporandoli nelle strutture. Si dà così il via a nuovi processi di produzione, spendendo miliardi di dollari in macchinari personalizzati per costruire i suoi dispositivi, come evidenziato dal Financial Times Europe.



“Tutta la competenza tecnologica che la Cina ha ora non è il prodotto della leadership tecnologica cinese che attira Apple”, spiega O’Marah, ricercatore di supply chain. “È il prodotto di Apple che entra lì e costruisce la competenza tecnologica”. Le operazione vedono come direttore operativo Tim Cook: è lui a spostare la produzione di Apple dagli Stati Uniti alla Cina, dove l’azienda raggiunge l’eccellenza ma allo stesso tempo crea un rapporto di dipendenza da un unico Paese, la Cina, che con Xi Jinping è diventata sempre più autoritaria ed estraniata dall’Occidente e dagli Stati Uniti, al quale si contrappone nettamente.



Cosa ha guadagnato la Cina dalla presenza dell’azienda Usa sul territorio

Più del 95% di iPhone, AirPods, Mac e iPad sono prodotti in Cina. Allo stesso modo, proprio qui Apple guadagna circa un quinto delle sue entrate: 74 miliardi di dollari solo lo scorso anno, contrastando rivali come Samsung, che invece hanno ridotto drasticamente la produzione in Cina. Allo stesso tempo, però, la concorrenza tra Washington e Pechino si è intensificata drasticamente. Cook vive ora una costante pressione da parte degli investitori e dei politici statunitensi per “separarsi” dalla Cina e accelerare gli sforzi di diversificazione.



Al Financial Times, nove ex dirigenti e ingegneri Apple, spiegano che sono pochi i percorsi percorribili e nessuno a breve termine. “La catena di approvvigionamento risale ad un uomo: Tim Cook. Questo pasticcio è colpa sua” spiega un ex dipendente. Il rapporto tra Apple e la Cina ha portato benefici ad entrambi. L’azienda ha aiutato i fornitori cinesi a ottenere più ordini e a far progredire la loro comprensione della produzione all’avanguardia. Oggi, secondo Bloomberg Intelligence, la Cina rappresenta il 70% di tutta la produzione di smartphone e sfoggia tecniche sofisticate. Ciò che la Cina offre a Apple infatti non è semplicemente lavoro, ma un intero ecosistema di processi, secondo gli esperti.