Un centro di allevamento per polpi potrebbe presto aprire in Spagna, alle Canarie. La decisione ha scatenato le proteste degli animalisti, che davanti al municipio di Las Palmas de Gran Canaria, capoluogo delle Isole Canarie, hanno protestato al suono di: “Libertà e rispetto per gli animali”. La manifestazione, organizzata il 5 febbraio dal partito per i diritti degli animali (Pacma), è una delle azioni intraprese “a nome di più di 60 organizzazioni spagnole e internazionali”, che vogliono bloccare l’apertura dell’allevamento di polpi.



L’allevamento è nato dall’idea della multinazionale spagnola Nueva Pescanova, che a novembre ha annunciato la costruzione nel porto di Las Palmas de Gran Canaria. Dovrebbe dunque nascere una sorta di fattoria il cui obiettivo è quello di produrre almeno 3 mila tonnellate di polpo all’anno a partire dal 2023. In questo modo, a detta dell’azienda, si potrebbero salvaguardare quelli che vivono in natura. Il progetto nasce da decenni di ricerca da parte di organizzazioni come l’Istituto spagnolo di oceanografia (Ieo). Come ha spiegato il ricercatore Eduardo Almansa al quotidiano spagnolo El País: “Cerchiamo di trovare alternative per produrre in un modo praticabile e sostenibile che garantisca il benessere degli animali”.



Allevamento di polpi in Spagna

L’allevamento di polpi ha fatto insorgere le proteste degli animalisti. “Dobbiamo costruire una società più giusta per gli animali, in cui rispetto, etica ed empatia siano l’asse centrale. I polpi sono animali solitari e molto intelligenti, metterli in vasche sterili senza stimolazione cognitiva, è sbagliato per loro” ha spiegato alla BBC Elena Lara, biologa marina e responsabile della ricerca del Ciwf, Compassion in World Farming. L’associazione, che si occupa del benessere degli animali negli allevamenti, ha già promesso battaglia: farà in modo che non si realizzi il progetto di Nueva Pescanova. La stessa Lara, a ottobre aveva parlato del progetto come “centro di sterminio contro i polpi”, spiegando che “sono animali selvatici, non li abbiamo addomesticati a differenza di quanto accade negli allevamenti tradizionali. Sappiamo come migliorare le condizioni di vita di maiali e polli. I polpi, invece, sono molto fragili: non c’è modo di ucciderli umanamente”.



In risposta, sul proprio sito web, la multinazionale ha annunciato di essere “fermamente impegnata nell’acquacoltura, l’allevamento di frutti di mare, come metodo per ridurre la pressione sui fondali di pesca e garantire risorse sostenibili, sicure, sane e controllate, a complemento della pesca”.