E’ morto nelle scorse ore l’architettato archistar Arata Isozaki. Aveva 91 anni ed è scomparso nella giornata di ieri in quel di Tokyo. Nato il 23 luglio del 1931 a Oita, sull’isola di Kyushu, visse in prima persona la bomba atomica sganciata dagli americani durante la seconda guerra mondiale: «Quando ero abbastanza grande per iniziare a capire il mondo – aveva raccontato – la mia città natale fu distrutta. Sulla sponda opposta era caduta la bomba atomica su Hiroshima, quindi sono cresciuto nella zona zero».
Nel 1954 si laurea in architettura seguendo il movimento visionario del brutalismo di Kenzo Tange, altro noto archistar giapponese, dando vita a nuove forme stilistiche con edifici visionari rigorosamente in cemento armato. Collabora assieme a Tange per il Piano per la nuova Tokyo, fra gli esempi più noti dell’architettura radicale degli anni ’60 e noto in Giappone anche con il nome di Movimento Metavolista. Fin da subito dimostra uno stile unico e inconfondibile, firmando opere come la biblioteca della prefettura di Oita, del 1966, grazie a cui viene invitato all’Expo di Osaka del 1970.
ARATA ISOZAKI È MORTO: ALCUNE DELLE SUE OPERE PIÙ FAMOSE
In seguito inizia a dare vita ad opere postmoderne, come il Fujimi Country Club del 1973, sempre a Oita, che ha la forma di un punto interrogativo, e sorta di “ribellione” dello stesso Arata Isozaki verso l’ossessione del suo paese verso quello sport. Negli anni ’80, poi, la sua carriera esplode definitivamente grazie alla realizzazione del Museum of Contemporary Art di Los Angeles. Inizia così a disegnare opere magnifiche in tutto il mondo, come il Palacio de San Jordi realizzato per le Olimpiadi di Barcellona del 1992, il quartier generale Disney in Florida (1990), il Centro Culturale di Shenzhen (Cina, 2007) e il Qatar National Convention Center di Doha (2011).
Isozaki ha lavorato più volte anche in Italia, a cominciare dalla Torre Allianz a Milano, simbolo della “nuova” città lombarda nonché secondo edificio più alto d’Italia. Suo è anche il Palasport per le Olimpiadi invernali di Torino del 2006. Ma il suo progetto più noto è forse quello mai realizzato, ovvero, la nota pensilina degli Uffizi a Firenze che doveva essere completata nel 2003, ma che è stato sempre contestata.