Due arbitri sottoposti alla macchina della verità? E’ possibile se si parla della Russia. Paese in cui il poligrafo non solo è legale – a differenza di molte altre nazioni del pianeta – ma è anche usato spesso e volentieri in parecchi ambiti, siano essi statali o privati. Ecco perché, come riporta il Corriere della Sera che cita fonti russe (che discordano solo sulla data del test, oggi o domani), Vasily Kazartsev e Alexey Eskov sono finiti nel mirino della Federcalcio locale che ora deciderà sul loro operato. Il fatto specifico riguarda la partita della seconda giornata di campionato, quella tra Spartak Mosca e Sochi: da una parte un colosso della tradizione russa, dall’altra una società fondata appena due anni fa da Boris Rotenberg. Nome non indifferente per dipanare il filo che tiene insieme l’episodio: Rotenberg opera infatti nel ramo gas e oli minerali, che è lo stesso di competenza di Leonid Fedun.
ARBITRI SOTTOPOSTI A MACCHINA DELLA VERITA’
Il quale, oltre a essere amico intimo di Vladimir Putin, è anche il patron dello Spartak (dal 2004) e, secondo Forbes, ha un patrimonio di circa 8,5 miliardi di dollari. E’ stato lui a costruire la splendida Otkrytie Arena, ma il sogno di riportare la squadra agli antichi splendori ha per ora cozzato contro risultati modesti raccolti sul campo; ebbene, lo scorso 9 agosto i due arbitri di cui sopra hanno assegnato un calcio di rigore al Sochi, a due minuti dal 90’, grazie al quale il punteggio finale è stato 2-2. Apriti cielo: Fedun non ci ha visto più e, via social network, ha accusato i direttori di gara (uno sul terreno di gioco, l’altro al Var che è da sempre suo “nemico”) di essere incapaci e di operare con la complicità della Federazione. Dopo aver minacciato di ritirare la squadra, è passato ai fatti: una telefonata al presidente della Federcalcio russa Alexander Dyukov. Il nuovo personaggio che si aggiunge alla trama è amministratore delegato di Gazprom e altro amico stretto di Putin.
Sarebbe potuta finire come sempre finisce: tante polemiche, parole grosse, titoloni sui giornali fino alla prossima partita e ad un altro errore arbitrale, magari a favore della squadra precedentemente danneggiata, così che i toni si smorzino. Non in Russia: Kazartsev e Eskov, si legge, sono sotto indagine per eventuale “infedeltà dolosa professionale”. Naturalmente il risultato della partita non può più essere modificato: il referto è stato approvato. Tuttavia, i due arbitri rischiano: il problema adesso è che, qualora la macchina della verità dovesse dare loro torto, il caso stabilirebbe un pericolosissimo precedente cui un po’ tutti, di fronte a una decisione considerata sbagliata, potrebbero appellarsi. Innanzitutto in Russia, ma a cascata anche negli altri campionati europei: la speranza è che il caso si sgonfi, dopo tutto utilizzare il poligrafo per un rigore (dubbio sì, ma certamente non clamoroso) sembra onestamente esagerato.