Non è stato convalidato il fermo, ma è stata comunque firmata l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Renato Caiafa, 19enne indagato per la morte dell’amico Arcangelo Correra sabato scorso a Napoli. Per il gip la versione data sul ritrovamento della pistola è del tutto inverosimile, anzi con gli amici è stata concordata una ricostruzione di comodo per non ammettere che avevano già la pistola.



Caiafa ha raccontato di non aver mai visto l’arma e di averla trovata nella piazzetta dove stava con gli amici, precisando che era convinto si trattasse di una replica, una pistola giocattolo, e di averla maneggiata mentre l’amico lo sfidava. Dunque, il 19enne si sarebbe reso conto che la pistola era vera solo dopo che è partito involontariamente il colpo e aver visto il sangue.



Il gip, però, fa notare che l‘arma ha un grande valore nella criminalità: essendo clandestina e potenziata, ha un valore di mercato importante in quanto difficilmente ricollegabile a eventuali delitti commessi e ai responsabili. Infatti, ha la matricola abrasa, di conseguenza non si può rintracciare, poi ha un caricatore esteso da 26 cartucce, per cui nessuno l’avrebbe lasciata alla portata di tutti.

Ma la stessa ricostruzione del ritrovamento è giudicata inverosimile dal gip, il quale fa notare che è stato riferito che la piazza era illuminata, eppure i fatti sono avvenuti alle prime luci del giorno, e che l’arma era visibile, eppure è nera ed era su uno pneumatico nero, sotto la carrozzeria di un veicolo. Chi non sapeva fosse lì non avrebbe potuto vederla.



MORTE ARCANGELO CORRERA, COSA NON TORNA AL GIP

Renato Caiafa, dopo lo sparo e la corsa in ospedale, è tornato a casa, si è cambiato e ha chiesto allo zio di andare a recuperare scooter e pistola, poi su input della zia si è presentato in questura. Ma anche questa ricostruzione non torna al gip, perché non aveva senso se l’arma era stata ritrovata per caso e non era riconducibile a loro. Inoltre, avrebbe spinto lo zio a commettere un reato.

In merito alla circostanza in base alla quale stesse scherzando con Arcangelo Correra, il quale lo avrebbe sfidato a sparare, non c’è convergenza con la versione fornita dagli altri ragazzi, i quali hanno riferito di non aver visto armi e di non aver assistito allo sparo perché stavano guardando altrove. Ma anche questa versione è ritenuta inverosimile, in ogni caso ha inciso sulla decisione di confermare il carcere, perché non si vuol far entrare in contatto Renato Caiafa con gli amici che erano con lui quella sera per evitare che tutti possano concordare la versione.

FERMO NON CONVALIDATO, MA RENATO CAIAFA RESTA IN CARCERE

Il fermo, dunque, non è stato convalidato perché non c’è pericolo di fuga, ma è stato disposto il carcere perché c’è il pericolo di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove. I domiciliari non sono idonei per il gip, in quanto il 19enne potrebbe portare avanti l’attività di inquinamento delle prove, già evidenziata spostando la pistola, buttando i vestiti e cancellando eventuali impronte sull’arma. Per quanto riguarda lo scooter, dagli accertamenti è emerso che non è dell’amico morto, come sostenuto da Caiafa, ma sarebbe stato usato anche da persone con legami con la criminalità.