Arcelor Mittal ha diramato nelle scorse ore una nota stampa, sottolineando come il futuro dell’ex Ilva di Taranto sia a serio rischio. Come riferito dall’edizione online de Il Fatto Quotidiano, il gruppo indiano punta il dito il particolare nei confronti del testo del Decreto Crescita per la cancellazione delle tutele legali esistenti invece al momento della firma del contratto da parte dello stesso gruppo: «Se il Decreto dovesse essere approvato nella sua formulazione attuale – fanno sapere i vertici aziendali – la disposizione relativa allo stabilimento di Taranto pregiudicherebbe, per chiunque, ArcelorMittal compresa, la capacità di gestire l’impianto nel mentre si attua il Piano ambientale richiesto dal Governo italiano e datato settembre 2017». Arcelor chiede quindi che rimangano in vigore le vecchie tutele legali «fino a quando non sarà completato il Piano ambientale per evitare di incorrere in responsabilità relative a problematiche che gli attuali gestori non hanno causato».
ARCELORMITTAL “ILVA A RISCHIO CON DECRETO CRESCITA”
Il gruppo indiano specifica quindi più nel dettaglio il problema che sorgerebbe con l’approvazione del Decreto Crescita: «Lo stabilimento è sotto sequestro dal 2012 – specifica ancora – e non può essere gestito senza che ci siano le necessarie tutele legali fino alla completa attuazione del Piano ambientale». La dura presa di posizione di Arcelor Mittal fa riferimento all’articolo 46 del nuovo dl Crescita, in cui si legge che si: «esclude la responsabilità penale e amministrativa del commissario straordinario, dell’affittuario o acquirente (e dei soggetti da questi delegati) dell’ILVA di Taranto. In particolare, il decreto-legge limita dal punto di vista oggettivo l’esonero da responsabilità alle attività di esecuzione del c.d. piano ambientale escludendo l’impunità per la violazione delle disposizioni a tutela della salute e della sicurezza sul lavoro e individua nel 6 settembre 2019 il termine ultimo di applicazione dell’esonero da responsabilità». Secondo quanto stabilito, quindi, fra circa tre mesi l’immunità penale non esisterà più, uno scenario morto diverso rispetto a quanto emerso ad aprile, quando invece si pensava che l’immunità sarebbe sparita gradualmente.