Il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, è stato ospite presso gli studi di “Porta a Porta”, storico programma condotto da Bruno Vespa, e nell’occasione non poteva esimersi dal parlare della situazione dell’ex Ilva, e della decisione di ArcelorMittal di sfilarsi. “Chi viene in Italia deve rispettare le regole – tuona il premier – il governo non potrà mai accettare le richieste di ArcelorMittal per restare a Taranto”. Secondo Conte non si tratta di una battaglia legale, specificando che “una battaglia legale ci vedrebbe tutti perdenti. Ove mai fosse giudiziaria, sarebbe quella del secolo. Non si può consentire che si vada via senza rispettare gli obblighi contrattuali”. Ma il massimo rappresentante del governo giallorosso non esclude comunque che alla fine si vada in tribunale: “Ci sono gli strumenti giuridici per un’eventuale battaglia legale? Assolutamente sì”. Quindi Conte ha fatto il paio alle dichiarazioni del ministro Patuanelli, che oggi in Aula ha invocato l’unità fra forze politiche: “Qui non ci sono governi attuali e precedenti – dice il Premier – qui non c’è la maggioranza o l’opposizione, per una volta non ci dividiamo, marciamo coesi verso il salvataggio di questo polo industriale”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



EX ILVA, IL COMMENTO DEL MINISTRO PATUANELLI SULLA VICENDA ARCELORMITTAL

Il ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, è intervenuto quest’oggi alla Camera, invocando l’unità politica di fronte alla crisi dell’ex Ilva e dopo i colloqui con ArceloMittal: “Chiedo un atto di responsabilità a tutte le forze politich – le parole del ministero riportate da Repubblica – anche all’opposizione, anche dai sindacati e dalle parti sociali. Questa situazione la risolviamo se rispondiamo come sistema Paese. E’ il Paese che deve rispondere”. Tanti gli applausi, ma non sono mancate le polemiche, in particolare da parte della Lega, che al termine della relazione ha esposto dei cartelli con scritto “A casa voi, non gli operai Ilva”. Patuanelli, durante il suo intervento, ha anche ricordato come la proposta Acciai Italia “è stato giudicata migliore per piano industriale e piano ambientale” ma “la cordata guidata da Arcelor Mittal ha vinto perché è stata ritenuta migliore la sua offerta” per quanto riguarda il prezzo. “Arcelor Mittal – ha concluso Patuanelli – ci ha detto che non è in grado di rispettare il piano industriale e occupazionale e questo il governo italiano non può accettarlo”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



EX ILVA: GOVERNO CONCEDE 2 GIORNI AD ARCELORMITTAL

Domani i sindacati hanno indetto una giornata di sciopero di 24 ore per tutto l’intero gruppo ArcelorMittal-ex Ilva: a partire dalle ore 7 di domani venerdi 8 novembre 2019, gia programmato per il sito di Taranto, sono state indette da Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm nazionali. In tutti gli stabilimenti dunque, non solo in Puglia, gli operai incroceranno le braccia per protestare contro le ultime vicende legate al tentato recesso del sito di Taranto e all’ultimatum ricevuto dal Governo dopo il lungo vertice di ieri. Le sigle sindacali nazionali «chiedono all’azienda l’immediato ritiro della procedura e al governo di non concedere nessun alibi alla stessa per disimpegnarsi, ripristinando tutte le condizioni in cui si e firmato l’accordo del 06/09/2018 che garantirebbe la possibilità di portare a termine il piano Ambientale nelle scadenze»; non solo, i sindacati chiedono che le condizioni abbiano sia «lo scudo penale limitato all’applicazione del Piano ambientale» ma anche «il ritiro di qualsiasi ipotesi di esuberi». Il Premier Conte ha definito la vicenda di profondo «allarme rosso» e ha cominciato un tour di incontri con le principali autorità cittadine di Taranto e della Regione Puglia, dal Governatore Emiliano in primis. Mentre la politica continua a dividersi sul futuro dell’ex Ilva – oggi Salvini ha definito il Governo «incapace» ma ha anche offerto l’aiuto della Lega qualora venissero proposte «intelligenti» – i sindacati continuano a testa bassa contro l’intera gestione della crisi di ArcelorMittal: «La multinazionale – sostengono nella lunga nota – ha posto delle condizioni provocatorie e inaccettabili e le piu gravi riguardano la modifica del Piano ambientale, il ridimensionamento produttivo a quattro milioni di tonnellate e la richiesta di licenziamento di 5mila lavoratori, oltre alla messa in discussione del ritorno a lavoro dei 2mila attualmente in Amministrazione straordinaria».



GOVERNO VS ARCELORMITTAL: CAOS GOVERNO

E’ pessimista il ministro per gli affari regionali, Francesco Boccia, in merito alla trattativa fra il governo e ArcelorMittal circa il futuro dell’ex Ilva: “Non sono sorpreso – le parole dell’esponente dell’esecutivo giallorosso ai microfoni del Corriere della Sera – lo sapevo che con loro sarebbe finita così, e in politica non c’è cosa peggiore. Quando Michele Emiliano e io lo dicevamo che era un errore assegnare l’azienda a Mittal ci prendevano per matti. La mia previsione funesta – ha aggiunto Boccia – è agli atti del Parlamento, purtroppo si è realizzata”. Il ministro si trova d’accordo con quanto specificato nelle scorse ore dal premier Conte in merito agli esuberi: “Se Mittal rispetta il contratto è benvenuta – specifica – se dice che ci sono 5.000 lavoratori di troppo ne pagherà le conseguenze. Non accetteremo ricatti. Salveremo Ilva con un’amministrazione straordinaria seria, fatta da manager eccellenti”. Quindi Boccia chiude così: “L’Italia non può cedere al ricatto occupazionale e se il mercato non ce la fa, lo Stato ha il dovere di intervenire. Abbiamo salvato tanti siti industriali in Italia, salveremo anche Ilva”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

EX ILVA, TERMINATO INCONTRO GOVERNO ARCELOR MITTAL

Poco prima delle ore 15 è terminato l’incontro – durato oltre tre ore – tra ArcelorMittal e il Governo a Palazzo Chigi: il futuro dell’ex Ilva resta un mistero dato he al momento né l’esecutivo né l’azienda hanno rilasciato comunicati ufficiali, forse attendendo lo sviluppo di quanto concordato all’interno della lunga riunione. «Faremo di tutto perché l’attività degli stabilimenti siderurgici prosegua. E’ un’industria fondamentale, assolutamente impossibile da perdere», a parlare è Matteo Salvini, l’unico politico di spicco che oggi ha dichiarato qualcosa sul caos-Ilva nelle ore decisive del vertice politico con i responsabili di ArcelorMittal. Sconsolato il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia nel commentare gli sviluppi della “grana” che rischia di comportare ben più di “soli” 10mila licenziamenti: «mi auguro che ci sia spazio per una soluzione e che la politica abbia il senso del limite, che a volte si supera e poi gli effetti purtroppo arrivano. E’ una responsabilità della politica, adesso la politica risolva le questioni che ha determinato». Secondo fonti vicine a Mittal, quanto è stato ribadito davanti al Premier Conte è l’assoluta «essenzialità dello scudo penale» per poter proseguire le trattative di acquisto (anzi riprenderle dopo l’improvviso stop di lunedì scorso, ndr). Nel frattempo è scontro tra i sindacati sulla possibilità di uno sciopero generale a Taranto: la Fim-Cisl ha annunciato subito una manifestazione, ma Fiom-Cgil, Uilm-Uil e Ubs hanno frenato parlando di «no a decisioni solitarie».

ARCELORMITTAL AVVIA PROCEDURA PER RECESSO

Ex Ilva, nuovi aggiornamenti: secondo quanto riporta Il Fatto Quotidiano, ArcelorMittal Italia ha avviato formalmente la procedura per restituire ai commissari gli stabilimenti ed ha presentato al Mise la richiesta di avvio della cessione del ramo d’azienda. 11 mila posti di lavoro a rischio in 12 siti, con l’azienda indiana che non sembra intenzionata a fare passi indietro. Preoccupazioni dal Colle e maggioranza unita sulla preoccupazione per lo stabilimento: «Sono fiducioso, la linea del Governo è che gli accordi contrattuali vanno rispettati e in questo caso riteniamo che non ci siano giustificazioni per sottrarsi», le parole del premier Conte. Come riporta Ansa, pochi minuti fa è iniziato il tavolo a Palazzo Chigi: presenti il premier Giusppe Conte, i ministri Stefano Patuanelli, Roberto Gualtieri, Giuseppe Luciano Provenzano, Roberto Speranza, Teresa Bellanova e il sottosegretario Mario Turco; per ArcelorMittal, invece, presenti il patron Lakshmi Mittal e il figlio Adyta Mittal. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

ARCELORMITTAL-GOVERNO, RENZI: “SMETTIAMOLA DI LITIGARE”

Continuano le reazioni politiche alla decisione di ArcelorMittal di “sfilarsi” dall’ex Ilva. L’ultimo parere in ordine di tempo è quello del leader di Italia Via, Matteo Renzi, che intervistato dai microfoni di Rtl 102.5 ha ammesso: “Su Ilva ho un sogno, che si smettesse di litigare tra i partiti: siccome si tratta di 20.000 persone, io sognerei che da Salvini a Zingaretti, da Di Maio a Italia Viva, da Berlusconi a Conte tutti dicessero che la priorità è salvare posti di lavoro. Su sta roba qui non si litiga. Sennò la politica sembra noiosa come il wrestling, non mi piace, fanno finta di picchiarsi e poi stanno tutti lì sempre i soliti”. A RaiNews24 è invece intervenuto Sergio Costa, il ministro dell’ambiente, che ha confessato: “non c’entra niente il piano ambientale. Se ArcelorMittal aspettava il pretesto vuol dire che in mente aveva già qualcos’altro. Noi siamo uno stato di diritto – ha aggiunto – se si contesta che il meccanismo sull’ambiente non funziona in relazione alla mancata immunità è come dire che si vole lavorare fuori legge – ha detto Costa – Io ho fatto sempre prima il forestale e poi il carabiniere e mi sembra un assurdo”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

ARCELORMITTAL, VERTICE A PALAZZO CHIGI: I 3 POSSIBILI SCENARI

Quella che si apre oggi sarà una mattinata molto importante, forse già decisiva, per il futuro dell’ex Ilva di Taranto, al momento di proprietà del gruppo ArcelorMittal. A breve si terrà un vertice a Palazzo Chigi, dove il presidente del consiglio Giuseppe Conte, incontrerà i massimi vertici del gruppo indiano, con l’obiettivo di trovare una quadra alla luce della volontà della stessa multinazionale di rescindere il proprio contratto. Quali potrebbero essere gli scenari futuri? Il primo, più temuto, è che alla fine lo stabilimento di Taranto, e non solo, chiuda i battenti. Un’opzione che avrebbe ripercussioni drammatiche a livello lavorativo, sia nei confronti dei migliaia di dipendenti che lavorano nelle diverse acciaierie dislocate in varie zone dell’Italia, sia verso l’economia dell’Italia, tenendo conto del peso dell’ex Ilva nel pil del Belpaese.

ARCELORMITTAL, VERTICE A PALAZZO CHIGI: CHI SARÀ PRESENTE?

In caso di chiusura l’Italia sarebbe costretta ad importare acciaio dall’estero, con conseguenti aumenti dei costi ecc ecc. La seconda ipotesi, come ricorda SkyTg24.it, è che la società venga dimezzata, magari vendendola a pezzi, o ancora, che la stessa venga nazionalizzata, divenendo di fatto un’azienda pubblica, come già era in passato. Infine il terzo ed ultimo scenario, che sarebbe quello di ripristinare il famoso “scudo penale”, magari con qualche limitazione, anche se a riguardo ArcelorMittal avrebbe fatto sapere di voler lasciare l’Ilva indipendentemente dallo scudo. Nel vertice odierno vi saranno, oltre a Conte, il ministro del lavoro e dello sviluppo economico, Patuanelli, che ha già speso parole di fuoco all’indirizzo del gruppo indiano, nonché il numero uno di ArcelorMittal, Lakshami Mittal e il figlio Aditya, con l’aggiunta dell’amministratrice delegata, Lucia Morselli, che come ricorda Repubblica, è riconosciuta nel settore come una manager di ferro.