NUOVE RIVELAZIONI DAGLI ARCHIVI DI PAPA PIO XII: LA GUERRA FREDDA E L’ANTICOMUNISMO

Non solo aiuti agli ebrei contro la Shoah e impegni durante la Seconda Guerra Mondiale: dagli Archivi in Vaticano su Papa Pio XII – eccoli integrali su questo portale – emergono diversi altri riferimenti non propriamente conosciuti ai tempi sul vasto impegno internazionale che la Santa Sede ebbe sotto il lungo Pontificato di Pio XII, durato lo ricordiamo dl 1939 al 1958. Un “ventennio” dove il mondo riuscì ad evolversi dalle guerre entrando però nella lunga delicata fase di Guerra Fredda tra l’Occidente e l’Unione Sovietica (con “satelliti” comunisti). Nel 2020 il Vaticano ha aperto i suoi archivi su Pio XII: queste nuove fonti permettono ora di affrontare tutta una serie di argomenti che vanno ben oltre la biografia personale di Eugenio Pacelli e riguardano questioni di politica mondiale.



Come scrive lo storico Simon Unger-Alvi in un lungo intervento sul “Frankfurter Algemeine Zeitung”, «Per decenni i ricercatori hanno esaminato le azioni della Chiesa cattolica durante la Seconda guerra mondiale e la Shoah. Ora stanno iniziando a guardare al dopoguerra e alla guerra fredda. Qui sorgono domande completamente nuove sul ruolo del Vaticano nella fase di ricostruzione dopo il 1945, sui conflitti emergenti tra l’Occidente capitalista e l’Oriente comunista e sui processi di decolonizzazione nel Sud globale». Resa spesso contraddittoria e ambigua, in realtà l’immagine di Pio XII è molto più importante a livello mondiale di quanto possa sembrare: è stato comunque il primo Papa a parlare positivamente della democrazia, a impegnarsi per un’apertura della Chiesa e a promuovere processi di decolonizzazione. Non solo, i due decenni di Pontificato hanno condotto la Chiesa e la comunità mondiale di cristiani nel mezzo tra gli estremi: contro ideologie contraddittorie e totalitarismo comunista, ma anche con “freno a mano” sul capitalismo sfrenato e le soluzioni estremiste su ambo le parti. «Sebbene il pontificato si sia svolto in un periodo di accelerazione della secolarizzazione, è stato anche testimone del riemergere della Chiesa come forza politica globale. In questi anni ricchi di conflitti ma anche dinamici, il Vaticano occupò una posizione centrale nella struttura internazionale», riporta ancora lo storico tedesco dopo aver visionato molti documenti sull’attività diplomatica della Santa Sede in quegli anni. Un profondo spirito anti-comunista mosse sempre il Santo Padre: nell’Europa centrale e orientale la Chiesa ha avuto poche opportunità di perseguire attivamente politiche anticomuniste, in quanto si è trovata in una posizione difensiva per mantenere la propria presenza nei Paesi del Patto di Varsavia. Il difficile equilibrio tra il mantenere una posizione fortemente anti-comunista e allo stesso tempo mantenere rapporti diplomatici con i regimi filo-sovietici: questa è solo una delle tante azioni virtuose ottenute dalla Chiesa di Pio XII in quei difficilissimi anni.



NON SOLO EST-OVEST: L’IMPEGNO DELLA CHIESA DI PIO XII ANCHE PER AMERICA LATINA E AFRICA

Argine contro i totalitarismi in maniera impeccabile ma anche pronta a dialogare e discutere con gli “estremi”: questo e tanto altro emerge dagli Archivi del Vaticano su Pio XII, riaperti per precisa volontà di Papa Francesco. «In molti casi Pio XII fu costretto a collaborare con i regimi comunisti e socialisti per evitare una completa perdita di influenza sulle strutture ecclesiastiche locali. Soprattutto nei primi anni dopo il 1945, la Chiesa sperava di evitare sanzioni e rappresaglie promuovendo il dialogo politico con i governi socialisti», spiega ancora Unger-Alvi, ribadendo come però negli Anni Cinquanta e Sessanta «la Santa Sede iniziò a perseguire una linea più aggressiva nell’Europa centrale e orientale per sostenere le organizzazioni cattoliche clandestine».



Inutile negare che vi siano larghe zone d’ombra sui rapporti intercorsi da alcuni Nunzi Apostolici e i regimi di mezzo mondo: dialogare e trovare compromessi ha portato in alcuni casi a sottovalutazione dei problemi presenti e dei diritti di alcune popolazioni sotto il gioco delle dittature. Ma è un “rischio” e un “peso” che il Papato di Pio XII ha voluto prendersi per consentire di testimoniare il Vangelo e preservare la vita dei tanti fedeli sparsi in tutto il mondo. Contro le dittature, critica al capitalismo sfrenato e intervenuta più volte atttivamente contro il colonialismo e i regimi militari del Sud America: così la Chiesa si è occupata non solo delle tensioni Est-Ovest ma anche di quelle molto meno discusse tra Nord-Sud: «Nella riorganizzazione delle alleanze strategiche lungo gli assi Nord-Sud e Est-Ovest, il cattolicesimo ha dato vita a nuovi attori politici, come le organizzazioni umanitarie e i movimenti sociali cristiani che hanno sviluppato visioni di una “società civile globale” alternativa. Mentre la Santa Sede rivalutava la sua vecchia complicità con le potenze imperiali europee come la Francia o il Belgio negli anni Cinquanta, stringeva nuove alleanze con le società precedentemente colonizzate sradicando le precedenti forme di imperialismo dalla sua memoria e dalla sua rappresentazione esterna (ad esempio, nelle liturgie, attraverso gli ordini laici, le nuove diocesi e con l’aiuto del clero indigeno», riflette ancora l’analisi del quotidiano tedesco. I resoconti storici sul cattolicesimo del dopoguerra finora si sono concertanti sulla forte componente anti-comunista del Vaticano sotto Pio XII: ciò però, conclude lo storico, «ha teso a trascurare le tensioni all’interno del cattolicesimo, il ruolo dei Paesi in via di sviluppo e gli scambi tra le diverse regioni. Uno sguardo più attento al Sud globale prima o poi cambierà la visione del conflitto Est-Ovest. Il Vaticano è stato un attore importante sia in Africa che in America Latina. Il Vaticano è stato un attore importante sia in Africa che in America Latina, con un atteggiamento fermamente anticomunista, ma anche in lotta interna con le sue posizioni sulla democrazia, sul capitalismo e sulle potenze occidentali». Importante in questo contesto fu il teologo che trovò molto spazio durante il Concilio Vaticano II, il domenicano Louis-Joseph Lebret: «sviluppò teorie per una nuova “economia umana” che avrebbe superato le classiche divisioni tra capitalismo e comunismo. Questi appelli alla solidarietà globale hanno chiaramente plasmato le nuove preoccupazioni ideologiche e politiche della Chiesa cattolica, in competizione con le idee più antiche e conservatrici del primato dell'”Occidente», conclude Simon Unger-Alvi.