Che Alex Schwazer riesca o no ad andare alle Olimpiadi di Tokyo è tema importante – specie per un atleta privato già ingiustamente di quelle di Rio – ma divenuto secondario  dopo le motivazioni con cui un giudice ha archiviato la posizione del marciatore italiano in un procedimento penale per doping.

Le parole usate dal gip Walter Pelino nella sua ordinanza del 18 febbraio fanno sì che la vicenda sia diventata ormai principalmente un tema di politica sportiva che tocca il nostro governo e il Coni. L’Italia è il quarto Paese per entità del finanziamento della Agenzia mondiale antidoping: nelle casse della Wada versiamo poco più di 1 milione di dollari, più del doppio di quanto ad esempio danno i cinesi. Se un’ordinanza del Tribunale di Bolzano descrive l’organismo di cui il nostro Paese è azionista come  responsabile (nei suoi funzionari e consulenti) di comportamenti quali falso ideologico, frode processuale, diffamazione, può fare finta di niente il nostro Governo? Può ignorare un comunicato della governance di tale organismo che diffama e minaccia un magistrato e un tribunale della Repubblica italiana?



A distanza di nove giorni gli unici ad aver preso posizione sono stati i colleghi di Pelino, cioè l’Associazione nazionale magistrati del Trentino (“Inammissibili le espressioni usate dalla Wada”). Il coro finora è in realtà un assolo. Un po’ pochino per non arrossire.

È vero che dopo la nomina dei viceministri e dei sottosegretari ancora non abbiamo un referente nella compagine ministeriale con delega allo sport per colpa di veti incrociati tra partiti e Coni e chissà mai se l’avremo. Ma questo non scagiona le nostre autorità. Farsi calpestare non è mai un bel segnale… Suvvia, un po’ di dignità!



Sarebbe il caso a questo punto che sia ad esempio il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, ad alzare la voce per chiedere conto alla governance della Wada degli illeciti comportamenti nel procedimento giudiziario di Bolzano e degli attacchi a un nostro tribunale. Non si faccia scrupoli nel pretendere il licenziamento dei responsabili e persino le dimissioni del presidente Bańka, qualora costui non dovesse prendere pubblicamente le distanze da tali comportamenti, non sanzionasse i colpevoli e continuasse nella politica ostruzionistica di non collaborazione della Wada con i nostri inquirenti. Analogamente Coni e Fidal dovrebbero fare la loro parte presso le istituzioni internazionali cui partecipano: come si può continuare a consegnare i propri atleti come se nulla fosse ad organismi che gestiscono lo sport nel modo indecente emerso dall’ordinanza di Pelino?



— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI