L’ARCIDIOCESI DI SAN FRANCESCO NON CE LA FA A PAGARE LE CAUSE PER PEDOFILIA: DICHIARATA BANCAROTTA

500 e oltre cause per abusi sessuali su minori hanno travolto i conti dell’Arcidiocesi di San Francisco tanto che ora il vescovo – mons. Salvatore J. Cordileone – si è visto costretto a dichiarare bancarotta per poter far fronte a tutte le spese destinate alle vittime dei casi di pedofilia emersi negli anni in California. «Qualche settimana fa vi ho scritto riguardo all’impatto di oltre 500 cause civili che sono state intentate contro l’arcidiocesi ai sensi della legge statale AB-218, che ha consentito a singoli individui di avanzare denunce per abusi sessuali su minori che altrimenti sarebbero state respinte a causa di la scadenza dei termini di prescrizione», rileva l’arcivescovo di San Francisco in una lettera accorata destinata a tutti i fedeli.



Oggi la decisione di presentare l’istanza di fallimento che punterà alla riorganizzazione generale ai sensi del Capitolo 11: «Riteniamo che il processo di fallimento sia il modo migliore per fornire una soluzione compassionevole ed equa per i sopravvissuti agli abusi, garantendo nel contempo la continuazione dei ministeri vitali ai fedeli e alle comunità che fanno affidamento sui nostri servizi e sulla nostra carità», aggiunge Cordileone nel presentare all’Arcidiocesi di San Francisco i motivi di una bancarotta dichiarata. Sebbene le accuse si riferiscano a casi quasi tutti tra gli anni ’60-’70-’80, la legge “California Assembly Bill 218” consentiva a tutti di presentare entro il 31 dicembre 2022 denunce vecchie di decenni, che altrimenti sarebbero state prescritte.



IL MESSAGGIO DELL’ARCIVESCOVO DI SAN FRANCISCO: “IMPEGNI, PREGHIERE E CURE PER TUTTE LE VITTIME”

Con la bancarotta viene così fermata ogni azione legale contro l’arcivescovo cattolico di San Francisco mentre nel frattempo l’Arcidiocesi provvede a presentare un piano di riorganizzazione basato sui beni e sulla copertura assicurativa disponibile da utilizzare per risolvere i reclami con i sopravvissuti agli abusi. La triste realtà, scrive ancora Cordileone, «è che l’Arcidiocesi non ha né i mezzi finanziari né la capacità pratica per discutere individualmente tutte queste denunce di abuso, e quindi, dopo molte considerazioni, ha concluso che il processo di fallimento era la soluzione migliore per fornire un risarcimento giusto ed equo ai sopravvissuti innocenti che sono stati feriti».



Il tema della pedofilia resta al centro dell’impegno della Chiesa per evitare nuovi futuri casi e prestare cui e assistenze alle vittime riconosciute come tali dai processi canonici e penali: «le nostre parrocchie, scuole e altri enti non sono inclusi nel fascicolo», sottolinea ancora l’Arcivescovo di San Francisco confermando che «la nostra missione continuerà come sempre». La grande maggioranza delle accuse di abusi su minori si riferisce a decenni fa e vede coinvolti sacerdoti deceduti o che non erano più in servizio, ma al netto di ciò come uomo di Chiesa e responsabile dell’Arcidiocesi di San Francisco, Cordileone conclude «Rimango impegnato nella guarigione e nella cura dei sopravvissuti che hanno subito danni irreversibili a causa dei peccati dei ministri della Chiesa». Sebbene infatti le accuse di pedofilia siano “antiche”, «sarà per noi un segno di solidarietà cristiana unirci quotidianamente nella preghiera del rosario, nel trascorrere un’ora ogni settimana in adorazione davanti al Santissimo Sacramento e nel digiunare Venerdì per i sopravvissuti agli abusi, per la missione della nostra Arcidiocesi e per l’eliminazione di questo vergognoso crimine dalla nostra società nel suo insieme».