Da Salvo, antica pizzeria di Napoli, su via Riviera di Chiaia, si è svolta una serata di presentazione del prossimo Meeting di Rimini “Il coraggio di dire io”. Più di 200 persone hanno avuto non solo la possibilità di gustare una pizza margherita offerta a portafoglio, ma anche di godere di una semplice e bella compagnia. “La pizza è da sempre occasione di incontro, di amicizia, di convivialità, di condivisione; quale occasione migliore per presentare il Meeting se non questa?”. Salvatore Salvo, che assieme al fratello gestisce a Napoli e a San Giorgio a Cremano pizzerie di terza generazione, ha compreso e mostrato quanto fosse importante condividere la sua “opera” con gli amici napoletani.



“Il coraggio di dire io” è il titolo del Meeting di quest’anno, che si svolgerà a Rimini dal 20 al 25 agosto e Salvo, prendendo spunto dal titolo, ha ribadito: “La mia tradizione viene portata avanti con passione da tre generazioni, cerco di vivere con coraggio tutta la vita nella sua interezza”.

Il pasto dei poveri, la pizza cosacca, la pizza margherita non sono altro che i figli di una storia centenaria, espressione di una “volgarità” che dura da così tanto tempo da diventare l’icona di una città, di un popolo. La pizza napoletana è la chiara espressione di un vanto prettamente napoletano e la città può contare su tanti elementi che la caratterizzano in positivo. “Il coraggio di dire io” è la definizione più bella che, oggi, Napoli, può dire. Il titolo del Meeting non è solo una riflessione su ciò che ciascuno è, sul coraggio di esprimere, senza paura, la tensione del proprio esistere; è, dopo tanto tempo di costrizione forzata, la voglia di essere, di riprendere un cammino laddove qualcuno lo avesse interrotto. Un abbinamento calzante quello della pizza in compagnia con l’esperienza riassunta nel titolo del Meeting: affermare una storia, sottolineare dei rapporti, un’amicizia, una bellezza.



“Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla” affermava il Papa. Non può esserci la tentazione di scordare in fretta per ricostruire la “normalità” di prima. Non può esserci normalità se non si riacutizza il desiderio di trovare una cura, non per il coronavirus, ma per la pacatezza di una vita sottotono.

Ma viene da pensare: perché non presentare il Meeting di Rimini qui a Napoli così come avviene in tantissime altre città italiane lontane geograficamente dalla città emiliana? È solo per un qualcosa di bello incontrato tempo fa e che ci spinge a riaffermarlo, a viverlo (tentativamente) giorno dopo giorno. Dove mai è possibile vivere un luogo, un evento unico esemplare della “cultura dell’incontro”? Un luogo, quello del Meeting, dove da più di quaranta anni ci si incontra, si dibatte di cultura, di sussidiarietà, di questioni politiche e religiose nel massimo rispetto di tutte le posizioni che si sostengano. Luoghi così si desidera che si moltiplichino; manca, di fatto, oggi più che mai, il rispetto per ciò che ciascuno porta. Soffriamo inesorabilmente di una sorta di libertà obbligatoria quasi che ognuno debba, per quieto vivere, omologarsi al pensiero dominante con il rischio di perdere la propria identità culturale. Al Meeting questo non avviene.



C’è tanta voglia di riprendere un contatto diretto con la realtà, finalmente non mediata da schermi, cellulari e connessioni varie. Dei collegamenti Meet ormai non sappiamo più che farcene. La vita esige incontro, quello per cui uno è fatto. L’uomo costituzionalmente richiede volti, significato, rapporti. La semplice occasione della pizza per presentare il Meeting di Rimini è stata evidentemente un pretesto per vedersi, per respirare aria di mare. La freschezza di Salvatore Salvo ha dato la giusta dose di entusiasmo e vitalità all’appuntamento. Com’è facile coinvolgersi in una positività di vita. Salvo e tanti altri amici hanno testimoniato proprio questo: dove subentra, inaspettata, una bellezza, è lì che bisogna tuffarsi.

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