L’APPELLO DELL’ARCIVESCOVO SHEVCHUK SULLA PACE IN UCRAINA

Celebrando ieri la Santa Pasqua ortodossa le tre Chiese presenti in Ucraina (greco-cattolica e le due ortodosse, una con radici nel patriarcato di Mosca, l’altra che si è staccata dalla Russia negli anni Novanta ed è stata riconosciuta come autocefala nel 2018) hanno lanciato il medesimo appello di pace, anche se rimangono profonde le diversità e distanze sorte con maggior peso in questo ultimo anno di guerra: intervistato dall’Avvenire l’arcivescovo maggiore di Kiev Sviatoslav Shevchuk (capo della Chiesa greco-cattolica d’Ucraina) ha però sottolineato come anche a livello politico vi è una distanza tra i Governi e la Chiesa Cattolica che da tempo prova a impostare un dialogo di pace per ottenere una tregua in Ucraina.



«Dopo un anno dall’invasione, la società ucraina è profondamente ferita. E, quando in questo clima s’innesta la discussione sui traditori all’interno di una Chiesa che non sa rispondere alle domande del popolo sofferente ed è sempre stata vicina al potere, è una tragedia. Tutti i sondaggi registrano un calo significativo dell’autorità morale della Chiesa in Ucraina proprio a causa di tali scandali. La gente non capisce e quindi non si fida. Perciò indirettamente noi tutti sentiamo l’eco dello scontro fra una Chiesa e il governo. E ciò favorirà la secolarizzazione», è l’appello-denuncia fatto dall’arcivescovo Shevchuk al quotidiano della CEI.



“PAPA FRANCESCO HA NEL CUORE L’UCRAINA”: PARLA IL CAPO DELLA CHIESA GRECO-CATTOLICA D’UCRAINA”

Shevchuk loda l’intervento continuo di Papa Francesco per provare a condurre un percorso di pace in Ucraina, ma riconosce la piena difficoltà incontrata finora per l’opposizione tanto di Kiev quanto di Mosca: «Posso testimoniare che il Papa soffre a causa della guerra. Per più motivi. Sa che è un abisso per l’umanità. È convinto che l’invasione sia un orrore ingiustificato che però finora i russi non sono stati in grado di riconoscere. Ma c’è anche un’altra sofferenza del Papa che ho avvertito: è quella dell’impotenza». Secondo l’arcivescovo maggiore di Kiev l’impotenza di Papa Bergoglio è legata all’impossibilità finora di siglare una tregua con parole costantemente inascoltate.



«Affinché si apra una trattativa, entrambe le parti devono fidarsi del mediatore. Per il momento devo purtroppo ritenere che non c’è un clima politico di fiducia nei confronti del Papa: né sul versante russo, né su quello ucraino», rileva ancora all’Avvenire l’arcivescovo Shevchuk. Da un lato la Russia è a maggioranza ortodossa e non vece in Papa Francesco «un leader autorevole, il solo scopo del Cremlino è strumentalizzarlo per fini di propaganda esterna»; su Kiev invece, constata il prelato, «dobbiamo costatare un raffreddamento delle relazioni fra Ucraina e Santa Sede. Questo anno di guerra è stato l’anno delle grandi incomprensioni. Il governo ucraino non capisce le proposte e i gesti di pace fatte dalla Santa Sede come, ad esempio, l’idea di una conferenza sintetizzata nella formula “Helsinki 2”». Anche la proposta del Vaticano sul viaggio del Papa a Mosca e Kiev è stata rigettata dalle due capitali: «va favorito l’impegno della Santa Sede a far tacere le armi e ad aprire una fase nuova, ossia quella dei negoziati», ribadisce l’arcivescovo dopo aver appena celebrato la Pasqua di Cristo, riportando l’appello fatto ieri nel Regina Coeli da Papa Francesco «penso anche ai nostri fratelli e sorelle che in Russia e in Ucraina oggi celebrano la Pasqua. Che il Signore sia loro vicino e li aiuti a fare la pace!».