Domenico Arcuri nella bufera. L’ex Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell’emergenza Covid-19 è al centro di una inchiesta della Procura di Roma relativa alla fornitura di mascherine. Il caso è stato trattato nel corso della puntata di Fuori dal Coro andata in onda martedì 12 ottobre.
Il servizio della trasmissione Mediaset ha alla base il racconto di Giovanni Buini, l’imprenditore che ha fatto scattare le indagini. La sua azienda aveva chiuso all’inizio del 2020 un contratto con la Struttura Commissariale per la fornitura delle mascherine. Successivamente ad aprile viene ricontatto per una fornitura ancora più rilevante, pari ad altri 160 milioni di pezzi. A quel punto un amico gli suggerisce di incontrare gli avvocati Luca Di Donna, vicino all’ex premier Giuseppe Conte, e Gianluca Esposito, ex direttore generale del ministero dello sviluppo economico, anch’essi coinvolti nell’inchiesta. “Gli spiego cosa c’è in ballo ed Esposito mi assicura di poter garantire affidamenti diretti dalla struttura perché Di Donna è il braccio destro di Conte. Così mi impegnavo a dar loro l’8% degli importi degli affidamenti ottenuti”, racconta Buini. Secondo gli inquirenti i due avrebbero sfruttato le loro relazioni coi vertici istituzionali per garantire appalti pubblici in cambio di percentuali d’oro. A seguito di un nuovo incontro, tuttavia, l’imprenditore si tira indietro. “Avevo capito che c’era qualcosa di troppo strano”. Il giorno dopo dalla Struttura Commissariale non gli risponde più nessuno e tornano indietro anche 500 mila mascherine già vendute: “Non volevano più avere rapporti con la mia azienda”.
Domenico Arcuri nella bufera: le mascherine “pannolone” e i respiratori inutilizzati
L’inchiesta sulle mascherine non è l’unica che ha gettato Domenico Arcuri nella bufera. L’operato dell’ex Commissario straordinario all’emergenza Covid-19 è stato criticato anche per altri due episodi. Uno riguarda i dispositivi di protezione forniti alle scuole: le cosiddette “mascherine-pannolone”. “Non hanno capacità di filtraggio. Una mamma dice che sono buone per spolverare. Abbiamo segnalato il problema in alcune mail, ma senza esito. Ne abbiamo ricevute altre dal Vaticano, che fortunatamente sono utilizzabili”, ha raccontato la preside dell’Istituto Francesca Morvillo di Roma nel corso del servizio di Fuori dal Coro.
Il secondo episodio riguarda i respiratori polmonari inutilizzati. Ben 2 mila sono stati pagati al costo di 10 mila euro l’uno da Domenico Arcuri per i pazienti Covid-19, ma – dopo essere stati provati negli ospedali – sono tornati in magazzino. “L’impiego clinico ha dimostrato delle lacune”, ha denunciato Emilpaolo Manno, Direttore del Dipartimento Malattie Infettive del Piemonte. La Liguria li ha definiti di “modesta qualità”. In Lombardia, addirittura, quelli funzionanti, sono stati pagati invece 9 mila euro.