«L’epidemia allo stato attuale è sostanzialmente sotto controllo». Ad esprimere sicurezza sulla situazione epidemiologica è Domenico Arcuri, commissario straordinario all’emergenza Covid. A “Che tempo che fa” su Rai3 ha dichiarato che è questo il motivo per il quale gran parte dell’Italia è in zona gialla. In queste ore, però, stanno circolando le immagini degli assembramenti in gran parte del Paese. «Se quando ci coloriamo di giallo assistiamo a scene di assembramenti come quelle che abbiamo visto, se facciamo finta di niente e trascuriamo le misure, resteremo gialli per una o due settimane e poi torneremo di nuovo a regole più dure».



D’altra parte, Domenico Arcuri ritiene che si debba avere fiducia negli italiani, a cui vengono chieste prudenza e pazienza. «Tutti dobbiamo continuare ad avere comportamenti responsabili. Bisogna che tutti capiscano che non possono fare la vita normale a cui eravamo abituati, non è ancora il momento», ha aggiunto Arcuri in collegamento con il programma di Fabio Fazio.

DOMENICO ARCURI SU CAMPAGNA VACCINALE

Ma Domenico Arcuri ha parlato anche dei vaccini anti Covid, facendo il punto sulla campagna vaccinale. «Ci sono state tre aziende, prima Sanofi, poi Pfizer e infine AstraZeneca, che ci hanno comunicato che non sarebbero riuscite a rispettare i tempi di consegna», ha spiegato a “Che tempo che fa” il commissario straordinario all’emergenza Covid. Questo ha comportato i ritardi con cui abbiamo a che fare in questi giorni. «I vaccini che abbiamo a disposizione sono largamente di meno di quelli che ci era stato detto che avremmo avuto a disposizione».

L’Italia sta lavorando con oltre il 60% di vaccini in meno. Una frenata arrivata in un momento in cui l’Italia stava correndo con la campagna vaccinale. «L’Italia, fino all’annuncio di Pfizer il 15 gennaio, è stato il Paese che si è comportato meglio in Europa. Facevamo 80mila vaccini in media al giorno, da quel giorno abbiamo iniziato a farne 34mila al giorno». Ad oggi, comunque, l’Italia è il Paese in Europa con più vaccinati: «Andiamo lenti, però, perché manca il carburante».