In Argentina la Corte d’Appello ha bocciato la riforma del lavoro di Javier Milei, definendola “incostituzionale”. Il presidente neo eletto aveva varato a dicembre un decreto di necessità e urgenza per la liberalizzazione dell’economia che conteneva diversi cambiamenti nel settore dell’occupazione, ma come riportato da TgCom24 i giudici non hanno rilevato nella misura le “condizioni di rigorosa necessità” che danno al capo di Governo la facoltà di legiferare. La carta, tra l’altro, non prevede che ciò avvenga norme penali, tributarie, elettorali o di sistema dei partiti.



La riforma del lavoro non potrà dunque entrare in vigore in modo immediato come Javier Milei avrebbe voluto. Il maggior sindacato del Paese (Conferedacion general de trabajo), che aveva presentato il ricordo contro il testo davanti alla Giustizia, ha avuto ragione. Nonostante ciò, questo non significa che le modifiche non verranno attuate, ma semplicemente che dovranno avere il via libera del Parlamento all’interno della cosiddetta “Legge Omnibus”, che verrà discussa nei tempi prestabiliti, senza urgenza, nei prossimi mesi.



Argentina, corte d’Appello boccia la riforma del lavoro di Milei: cosa prevedeva

Le decisioni sulla riforma del lavoro di Javier Milei in Argentina sono dunque rimandate a data da destinarsi. Anche perché il provvedimento, che era entrato in vigore il 29 dicembre scorso, contiene più di 300 modifiche alle leggi argentine in varie materie. È indispensabile dunque valutarlo con attenzione per il Parlamento. Tra i cambiamenti avanzati dal neo presidente eletto, per quel che concerne l’occupazione, c’è anche riduzione dei risarcimenti nei casi di licenziamento e una diminuzione dei giorni di congedo di maternità che una donna può chiedere prima della nascita di un figlio. 



È anche per questi motivi che la mile, il principale sindacato del Paese, aveva avviato alcuni scioperi per opporsi al decreto. Il risultato è stato ottenuto: le 300 modifiche sono state sospese, ma non annullate. La parola dunque ora spetta all’esecutivo.