L’Argentina è in bancarotta e si tratta del nono default sovrano della sua storia: da ieri sera è ufficiale la bancarotta di Stato in Argentina, che è anche la seconda nell’era Coronavirus dopo quella del Libano. L’Argentina tuttavia ha un peso maggiore a livello internazionale e il timore è quello di un effetto contagio nella sfera finanziaria.



Come si diceva, fare default non è certo una novità per l’Argentina. In tanti anche in Italia ricordano molto bene la bancarotta del 2001, perché allora i risparmiatori italiani erano molto esposti sui cosiddetti “tango bond“. Stavolta il grosso del debito dell’Argentina è detenuto dal Fondo monetario internazionale (44 miliardi di dollari) e da investitori di stazza, come lo hedge fund statunitense BlackRock.



Il default di venerdì sera non è ancora senza uscita: il governo peronista del presidente Alberto Fernandez non ha onorato una tranche di pagamento degli interessi in scadenza per 500 milioni di dollari, quota modesta rispetto al debito totale che arriva a 65 miliardi. Il mancato pagamento ha fatto decretare ufficialmente il default sovrano dell’Argentina, ma proseguono le trattative tra le parti: il governo argentino e i suoi creditori possono ancora raggiungere un accordo e il Fondo monetario si è attivato per favorire questa soluzione concordata.

ARGENTINA IN BANCAROTTA: L’ATTEGGIAMENTO DI FMI E MERCATI

Il ministro argentino dell’Economia, Martin Guzman, ha dichiarato che il governo lavora per ritoccare le sue offerte ai creditori: “Vogliamo ridefinire i nostri impegni in modo da essere capaci di mantenerli, perché li manterremo”. I mercati sembrano fiduciosi: il valore dei Buoni del Tesoro argentini con scadenza 2028 sul mercato secondario è salito dal 24% al 32,5% del nominale. Il Pil dell’Argentina però ha perso quasi il 12% a marzo e la svalutazione è tale che le esportazioni ne risentono enormemente.



La pandemia di Coronavirus e la recessione globale chiaramente non aiutano, però hanno portato a un atteggiamento “soft” del Fondo monetario internazionale verso il governo del presidente Fernandez.

Anche molti economisti hanno lanciato un appello a favore dell’Argentina alle prese con un nuovo default finanziario, tra cui il Premio Nobel dell’economia, Joseph Stiglitz, che ebbe tra i suoi allievi anche l’attuale ministro Guzman. Stiglitz, critico severo delle politiche di austerity del FMI in occasione di altre crisi, oggi riconosce che ha cambiato atteggiamento verso l’Argentina.

ARGENTINA IN BANCAROTTA: LA PROPOSTA DEL GOVERNO

Restano le storture di un sistema nel quale BlackRock, tra i principali creditori dell’Argentina, gestisce un patrimonio di 6.500 miliardi di dollari: Buenos Aires ha un debito totale che vale solo l’1% degli asset di BlackRock, o il 2% delle manovre di spesa pubblica varate dagli Stati Uniti in due mesi di pandemia.

Il governo Fernandez ha fatto questa proposta: tre anni di congelamento dei pagamenti; un taglio delle cedole dei bond; scadenze prolungate al 2030 e oltre. L’insieme di queste proposte equivalgono ad uno sconto di un terzo circa. Quel che è certo intanto è che l’Argentina è in bancarotta, con tutti i problemi che ciò comporta per i suoi abitanti e con i rischi che questo default potrebbe causare anche a livello internazionale.

L’economista Jeffrey Sachs ha sintetizzato: “Basta una sola auto che sbanda sull’autostrada, per provocare un maxi-tamponamento con altre 50 vetture”. A maggior ragione durante la crisi economica dettata dal Coronavirus, fase nella quale ci potrebbero essere dalle 30 alle 40 nazioni a rischio contagio (finanziario), compresi quelli indebitati con la Cina per le grandi opere della Belt and Road, che stanno chiedendo rinvii e sconti a Xi Jinping.