La vera notizia non è l’astensione di M5s sul decreto Aiuti, che passa con 266 sì e 47 no e adesso va al Senato, dove sarà in aula giovedì. I Cinquestelle lo avevano detto: “usciremo dall’aula” e così è stato. Su 104 deputati di M5s 85 non hanno votato, seguendo le indicazioni di Conte, che quindi ha ragione di dire che la decisione di non votare era chiara.
La vera sorpresa è stato apprendere, in serata, che Mario Draghi si è recato al Quirinale dopo avere incontrato a palazzo Chigi i ministri Cartabia, Franco, Orlando e Speranza. Che bisogno c’era di conferire con Mattarella, se la mossa di Conte era attesa? In realtà, probabilmente Draghi ha creduto fino all’ultimo, fino all’evidenza del tabellone, che Conte e i suoi, alla fine, avrebbero messo da parte i loro incerti spiriti antigovernativi e sarebbero stati al “gioco” di sostenere il governo che dal febbraio 2021 ha autorevolmente rintuzzato, logorandole, tutte le passioni di parte.
Una visita, quella del presidente Draghi, molto significativa, perché insinua il sospetto, prontissimo a divenir certezza, che i conti non tornino. Non chez Draghi, ma proprio là, sul colle più alto della politica italiana. Possibile?
Occorre tornare ai caldi giorni del 29 e 30 giugno scorso. Al caso di Domenico De Masi, a Draghi che vuole da Grillo la testa di Conte, alle smentite di Draghi in conferenza stampa, ma prima ancora al doppio colloquio di Mattarella prima con Conte e poi con Draghi. È il giorno della foto del Prado, che con il senno di poi sembra sempre più destinata a segnare uno spartiacque nella vicenda del capo del governo. È Mattarella a rassicurare Draghi: “vai avanti, Conte non si sfila”. E invece, l’episodio di ieri prospetta a Draghi un copione diverso. Se il passaggio del Dl Aiuti al Senato poteva apparire delicato, adesso c’è la quasi-certezza che i 5 Stelle non voteranno la fiducia.
Ed è a questo punto che prende corpo la prospettiva che inquieta non poco Mattarella e Draghi. Se i 5 Stelle uscissero dal governo, un istante dopo l’asse della maggioranza che lo sostiene risulterebbe spostato a centrodestra. Letta non avrebbe più il marasma contiano dalla sua e si troverebbe a sostenere il governo Draghi gratis et amore Dei, senza possibilità di incidere. Per la gioia di Salvini e Berlusconi. Non a caso ieri l’anziano leader di FI ha chiesto una “profonda verifica di maggioranza”, mentre i leghisti hanno fatto ostruzionismo con interventi personali a favore della legge sugli Its, rallentandone l’approvazione. Obiettivo: far slittare in avanti cannabis e ius scholae.
Insomma, qualcosa potrebbe presto accadere ed è molto probabile che nelle prossime ore tocchi di nuovo a Conte conferire con Mattarella.
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