Un anno dopo la morte di Sinisa Mihajlovic, la moglie Arianna racconta questi difficili 365 giorni al Corriere della Sera: “Solo in quest’ultimo mese sto prendendo coscienza del fatto che mio marito non c’è più. I primi mesi, non capivo più nulla, stavo a Roma, dove mi ero stabilita quando i figli hanno iniziato le superiori, e avevo come la sensazione che Siniša fosse ancora vivo e stesse a Bologna ad allenare la squadra”. Arianna ha impiegato mesi per rendersi conto della scomparsa di suo marito: “È stato tutto così strano. Sentivo la sua presenza fisica in casa e quasi non sentivo la sua mancanza. Pensi che, nel momento in cui è mancato, ero talmente sotto choc che sorridevo a tutti. Forse, perché perdere mio marito è stato il mio primo lutto. Dopo, per mesi, ho avuto sensazioni da chiedermi se ero pazza”.



A starle vicino e ad aiutarla, in questo momento difficile, è stato proprio lui: “Ho sentito delle mani sulle mie mani, proprio delle mani che avvolgevano le mie. E, una notte, l’ho sentito stendersi accanto a me nel letto, ho avvertito il materasso che sprofondava da una parte. Poi, ho cominciato a parlare con altre persone che hanno subito un lutto e ho scoperto che non ero io pazza, ma che queste esperienze appartengono a molti. Io sentivo il rumore delle sue ciabatte in cucina. Lui, in casa, portava sempre ciabatte che scricchiolano tanto. È successo nei primi mesi, ora non più. Ma forse erano suggestioni dettate dal pensiero costante che ho di lui. Penso a Siniša qualunque cosa faccio. Se conosco delle persone mi chiedo se gli sarebbero piaciute, se mi capita qualcosa, penso a cosa avrebbe detto lui”.



Arianna Mihajlovic: “Sinisa ha lottato come un leone”

Arianna, moglie di Sinisa Mihajlovic, racconta che non aveva messo in conto che il marito potesse morire: “Poi, certo, non sono stupida e la sua era una malattia importante, ma anche lui negava l’evidenza. Se qualcuno gli chiedeva cos’aveva, diceva: amo’ che malattia ho? Mi chiamava così: amore. E io: hai la leucemia mieloide acuta. Siniša non leggeva i referti, non guardava su Internet, voleva solo sapere quali cure fare. Ha sperato fino all’ultimo di guarire. Ha lottato come un leone, ha fatto cure allucinanti, due trapianti, una cura sperimentale tostissima… Gli sono stata accanto negli ospedali per quattro anni. Credo che il mio stato di choc dipenda anche dalla sofferenza vissuta insieme. Ricordo ancora i suoi occhi terrorizzati quando ci hanno detto che aveva una recidiva. Ricordo gli esami che andavano male”.



I cinque figli di Sinisa e Arianna, nonostante il gravissimo lutto, hanno ripreso in mano le proprie vite. Al Corriere della Sera lei racconta: “L’unica consolazione in questo anno è che tutti i quattro grandi stanno trovando una loro strada. Miroslav studia marketing alla Luiss e sta prendendo il patentino di allenatore a Coverciano. Viktorija lavora nelle redazioni di Maria De Filippi. Virginia è sposata, sta a Genova col marito e la figlia. Dušan studia Scienze Motorie e lavora con Alessandro Lucci, bravissimo procuratore di calcio. Il piccolo, Nicholas, fa il liceo. Resto io che devo capire che fare: voglio che i miei figli vedano una mamma attiva, che ha un lavoro o un interesse”.