“Essere giovani fa schifo e non poter decidere fa tanto male, essere giovani non fa per me, non fa per me”. Ma la giovinezza non era il periodo più bello della vita? O almeno così ci hanno sempre fatto credere. La giovinezza è invece una fatica bestiale, se non hai intorno qualcuno che ti sostiene. E’ un momento di trapasso, in cui corpo e mente vanno per due strade diverse, e fa paura, e a volte può schiacciarti in un angolo. Non sai più chi sei, non sai più a chi guardare. Da un giorno all’altro cambia tutto, i sogni, le illusioni, le favole non ci sono più. Muore Biancaneve e con lei anche i sette anni e Cenerentola non abita più qui. E’ fuggita con il Principe azzurro e ti ha lasciato solo nel buio.
Se poi intorno a te “tuo padre vuole scappare” a cosa ti attacchi? E i consigli dei tuoi genitori sono sempre i soliti, “esci con buona gente” ma poi “sono i primi a sbagliare”: che esempio sono? C’è un grande abisso in cui sta cadendo una generazione, ma in fondo non sempre stato così nella storia dell’umanità? Che cosa è cambiato?
Ariete, vero nome Arianna Del Giaccio, è un personaggio speciale nell’asfittico, plastificato e anche cafone panorama musicale odierno. Tutti bulli, con catene d’oro, abiti di stilisti di grido, canzonacce che fanno pure schifo, costruite a tavolino, bullismo, sessismo. Ariete no. Ariete a vederla piccolina sul palco, come dice lei stessa, fa tenerezza. Ariete sa di vero.
Lei che adesso ha 19 anni e si terrà per tutta la vita come un marchio un brano che si intitola 18 anni perché è quella che ha colto più successo, perché, come si dice, è un pezzo generazionale. “Spero di morire prima di diventare vecchio” cantavano gli Who cinquant’anni fa e quello stigma che creava un muro invalicabile fra i due mondi oggi è crollato: siamo tutti nella stessa barca. Crescere fa male quando gli adulti sono zombie incapaci di sentimenti. C’è tanta confusione oggi, mancano i segnali, le indicazioni, c’è stato anche il Covid (che ha fermato per un anno la sua carriera proprio mentre aveva un disco nuovo da lanciare): “Hai diciotto anni e non sai dove aggrapparti Non sai con chi parlare, non sai di cosa farti”. Come è vero. Come sono soli questi ragazzi di oggi che hanno come scelta solo quale droga prendere: “Tu invece hai diciotto anni e non sai relazionarti Su feste nei locali ed alcolici coi calmanti”. Ma è possibile a 18 anni sentirsi già dei falliti? “Ho 18 anni e non sono come gli altri Non cerco un’università, ma cerco di calmarmi E che ci posso fare (…) Sognavo Amsterdam e le sigarette I viaggi in strada con gli amici di sempre Mai nessuno ha preso la patente Mai nessuno ha più concluso niente”. E’ davvero così? Non sai con chi parlare, dei tuoi problemi non ne parli, fai tanti sbagli.
C’è un video su YouTube di una esibizione di Ariete in un piccolo festival, poche centinaia di spettatori, il 90% ragazzine come lei. Ariete è bisex, dice di avere una fidanzata, ha un fratello che sta cambiando sesso. Non fa proclami, non strepita, non urla, è dolce e timida. E’ diversa. La sua confusione la offre, la condivide. E le ragazzine sedute davanti a lei hanno trovato qualcuno in cui sentirsi accolte. “Ho diciotto anni e non sono come gli altri Ma non sai quante volte c’anno provato a cambiarmi”.
Ariete suona musica vera, non campionata, no autotune e quelle schifezze elettroniche che fanno diventare tutto finto. Ha una band vera di ragazzi giovani, bravi musicisti. In un paio di pezzi indossa una chitarra acustica e canta da sola. Non se ne vedono più di ragazze che suonano la chitarra. La voce sempre sussurrata, senza sbraitare, senza offendere: offre tenerezza. E per chi ha 18 anni, o 19, ce ne è bisogno.
Ma non fate che “Ci rivedremo da grandi quando saremo stanchi, sì ci rivedremo”. E’ vero che questo mondo fa di tutto per tagliarci le gambe, ma voi ragazzi, non fatevi trascinare in quel buco nero. Date una speranza a noi che siamo grandi e siamo stanchi.