L’inchiesta sui falsi invalidi che vede coinvolta sua madre non scuote Arisa. La cantante non perde il buon umore, neppure di fronte al fatto che sua madre Assunta Santarsiero sia indagata per truffa in concorso. «Io faccio la cantante, non sono preoccupata», ha dichiarato all’AdnKronos. Arisa dunque preferisce non entrare nel merito della vicenda. «Il fatto che io sia un personaggio pubblico significa che alla gente piace quello che faccio», ha aggiunto. Ma sul suo profilo Instagram ora si stanno accumulando critiche perché mentre usciva la notizia della mamma indagata lei pubblicava un video in cui spiegava una ricetta di cucina. Arisa è scoppiata a ridere e ha commentato: «Io faccio musica. Per quanto riguarda tutto il resto, capita in tutti i posti di lavoro di essere criticati e di non essere capiti». La vicenda è delicata, anche perché quello di sua madre è solo uno dei molteplici casi “paradossali” emersi dall’inchiesta che ha portato cinque persone agli arresti domiciliari. C’è ad esempio un falso cieco ripreso mentre gioca a carte e un cantante folk, Agostino Gerardo, «affetto da una grave patologia depressiva che partecipava quasi quotidianamente a rassegne canore».
ARISA, MAMMA INDAGATA “NON SONO PREOCCUPATA. IO CANTO”
La madre di Arisa invece per ottenere l’indennità di accompagnato si sarebbe presentata in tribunale in carrozzina, «fingendosi affetta da gravi patologie», salvo poi uscire da casa, da sola, e curare l’orto senza bisogno di assistenza. E così Assunta Santarsiero, di 62 anni, è tra le 40 persone indagate dalla procura di Potenza. La donna è accusata di truffa in concorso. Nel 2017 al momento dell’esame clinico «si dimostrò impossibilitata a provvedere ai suoi elementari bisogni e a svolgere gli atti quotidiani della vita senza assistenza, traendo così in inganno il perito nominato dal giudice del Tribunale civile». Lo ha scritto nell’ordinanza il gip Lucio Setola. A conclusione dell’iter burocratico, la mamma di Arisa avrebbe quindi ottenuto il riconoscimento della condizione di invalidità civile e i benefici dell’indennità di accompagnamento «fingendosi affetta da gravi patologie tali da renderla incapace di attendere autonomamente agli atti quotidiani della vita senza un’assistenza continuativa». Ma per il giudice la sedia a rotelle «era evidentemente tutta una messinscena». Nel corso di alcuni appostamenti, gli agenti hanno scoperto infatti che la donna usciva da sola e si muoveva autonomamente, dedicandosi anche ai lavori dei campi.