C’è anche Arisa, tra gli ospiti della puntata di Una storia da cantare dedicata a Mina in onda questa sera in replica su Rai1. Un po’ come per Mina, anche per Arisa musica e televisione sono due mondi strettamente collegati. La storia artistica di Arisa, in particolare, inizia a Sanremo nel 2009, dietro incoraggiamento indiretto del suo fidanzato di allora, Giuseppe Anastasi. Alla domanda su come ci sia finita, lei replica così: “Grazie a un concorso pubblico organizzato dalla Regione Lombardia e dal comune di Sanremo. Si chiamava Sanremo Lab ed eravamo 450 persone. Con il mio fidanzato dell’epoca, Giuseppe Anastasi, che poi mi scrisse tutte le canzoni che portai a Sanremo, ci eravamo andati, perché volevo che mettesse la testa a posto”. Giuseppe, infatti, voleva fare il cantante, ma per lei era un sogno praticamente irrealizzabile. Si legge ancora nella sua intervista rilasciata all’Huffpost il 9 agosto scorso: “Per avere più chance decidemmo così di portare due pezzi, ma alla fine successe questa cosa che presero il mio, io al posto suo. Piansi per una settimana, non volevo parlare né vedere nessuno. Gli dicevo sempre che ci saremmo lasciati e che saremmo diventati un assegno per le persone che avevamo attorno, che saremmo stati messi uno contro l’altro dalla gente e a ben vedere è stato proprio così. Dopo un anno ci siamo lasciati”.



Arisa racconta la sua giovinezza

Oggi, Arisa ha 38 anni e alle spalle una vita professionale abbastanza soddisfacente. Ricorda ancora i tempi passati, quando tutti la conoscevano semplicemente come ‘Rosalba’ e abitava insieme alla sua famiglia a Pantano di Pignola (Potenza): “Sono stata figlia unica fino ai sei anni, poi è arrivata la prima sorella e quando ne avevo dieci, la seconda. Per tanto tempo sono stata la più piccola della famiglia. Mia madre ha avuto in tutto otto gravidanze: due prima che io nascessi, due bambini nati morti. Quando sono nata io è stato un evento, perché pensava di non poter avere figli. Ho avuto due genitori molto apprensivi. Prima di avere una sorella, comunque, mi sentivo sola, una bambina che era sempre in attesa. Ho maturato così una certa solitudine. Ero piccola, ma aspettavo che qualcuno arrivasse, peccato però che non arrivasse nessuno. Iniziai a pensare che andava bene anche così e mi ci sono piano piano abituata. Sono molto solitaria proprio per questo”.



Arisa e la ‘lotta’ per cambiare il testo di Mi sento bene

Ancora oggi, a dire il vero, Arisa è schiva e a tratti scontrosa. Non nega di essere entrata in conflitto con gli autori dell’ultima canzone che ha portato a Sanremo, Mi sento bene, che – nel testo originale – conteneva un verso dal suo punto di vista poco convincente: “Dice che ‘vivere non è difficile’, si rende conto? Come si può dire una frase simile? Vivere non è difficile? Impossibile, semmai è l’esatto contrario. Vivere è molto difficile. (…) Ho sempre professato dei valori per gente comune e dire una frase come quella mi avrebbe fatto allontanare da un certo mio pubblico che amo e che mi ama. Per quella frase c’è stata una lotta che sembrava che stessi stravolgendo la Traviata o la Costituzione italiana. Così ho messo ‘ridere non è difficile’, una frase molto più vicina a come sono io. Anche nei momenti di difficoltà più assoluta si può fare. Si può ridere, perché no?”.

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