L’azienda Arkema, secondo quanto appreso da Le Monde, è stata citata in giudizio in Francia da trentasette abitanti della cosiddetta Chemical Valley, tra cui sedici bambini, e dieci tra associazioni e sindacati per l’inquinamento da PFAS. Le persone in questione vivono nella zona a sud di Lione, quella che maggiormente sta facendo i conti con i danni dovuti agli scarichi di questi composti chimici ultra tossici e ultra persistenti nell’ambiente.



In molti tra i residenti si sono ammalati, anche minori. “Noi non abbiamo alcuna certezza, ma sappiamo che l’esposizione al PFAS aumenta di dieci volte il rischio di sviluppare il cancro ai testicoli”, dice Tom Prè, papà di un bambino che ad un anno si è dovuto sottoporre ad asportazione totale di una gonade. È per questo motivo che, insieme ad altri, ha deciso di partecipare all’azione giudiziaria. Il timore delle persone in questione, infatti, è di essere costantemente avvelenati dall’acqua potabile contaminata. L’ARS ha raccomandato di non consumare pesce pescato nel Rodano a valle di Pierre-Bénite e di interrompere il consumo di uova di gallina e carne di pollame appartenenti a privati ​​in una quindicina di comuni, ma ormai in molti hanno assorbito alti livelli di sostanze chimiche.



Arkema denunciata per utilizzo di PFAS in Francia: l’azione giudiziaria

L’azione giudiziaria avanzata dai residenti della Chemical Valley contro l’azienda Arkema per l’utilizzo di PFAS contiene diverse pretese. In primis quella di “limitare immediatamente gli scarichi acquosi contenenti le sostanze chimiche a 1 chilo”. In un rapporto pubblicato ad aprile, l’Ispettorato generale per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile ha rivelato che l’impianto scartava fino a 3,5 tonnellate di PFAS all’anno. Il gruppo, tuttavia, nega che ciò avvenga, sostenendo di essere già nei limiti.



Adesso la questione finirà in Tribunale. Per far sentire le proprie ragioni, i diretti interessati hanno chiesto uno studio sui rischi per la salute con particolare attenzione ai tumori pediatrici. Inoltre, vogliono che venga lanciata entro sei mesi una vasta campagna di misurazione della contaminazione da PFAS con campioni di acqua, aria, alimenti, latte materno e sangue.