Armando De Stefano è morto: il grande pittore figurativo napoletano è spirato nella città campana all’età di 94 anni. Classe 1926, dal 1950 al 1992 è stato docente presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli; dal 1950 al 1956 ha partecipato alla Biennale di Venezia, mentre nel 1951, nel 1955, nel 1960 e nel 1986 ha preso parte inoltre alla Quadriennale d’Arte di Roma. Ha anche decorato il soffitto del Rettorato dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”.
Come si legge su alcuni quotidiani locali, nella giornata di oggi l’artista sarà seppellito a Vico Equense, dopo la benedizione della salma che avverrà nella Cattedrale del centro della penisola sorrentina di cui era cittadino onorario. Le opera di Armando De Stefano sono ospitate nella chiesa della Santissima Annunziata e in quella di San Giovanni Evangelista a Bonea. Inoltre, su iniziativa dell’ex presidente del Consiglio comunale, Massimo Trignano, nel 2018 è stata restaurata e ricollocata nella sala del consiglio comunale di Vico Equense una sua tela del 1961.
ARMANDO DE STEFANO È MORTO: L’ACCADEMIA DI BELLE ARTI LO RICORDA COSÌ
Armando De Stefano, con la sua morte, ha generato un grande sentimento di vuoto all’interno dell’universo artistico partenopeo (e non solo), tanto che l’Accademia di Belle Arti di Napoli ha dichiarato: “Con Armando De Stefano non scompare soltanto un amico dell’Accademia, ma un maestro indiscusso e attento, a cui l’Accademia dedicherà, non appena sarà superato questo tempo di forzate lontananze, un omaggio che ne ricordi il grande insegnamento”. Per poi aggiungere: “Esprimiamo cordoglio per la grave perdita del professor Armando De Stefano, figura centrale nello scenario internazionale della pittura e maestro indimenticato di questa Accademia, dove si era egli stesso formato alla scuola di Emilio Notte. Dopo essere stato nel Secondo Dopoguerra tra i fondatori del Gruppo Sud, tra la seconda metà degli anni Cinquanta e i primissimi anni Sessanta orienta la sua ricerca verso una pittura materica, per poi ritornare a una figurazione dall’accentuata dimensione teatrale e ricca di riferimenti alla storia della pittura napoletana. Tra i suoi cicli pittorici più celebri si ricorda quello dedicato alla rivoluzione napoletana del 1799″.