è ripetuto nelle scorse ore il blocco del corridoio di Lachin, tratto finale dell’unica strada che collega l’autoproclamata Repubblica dell’Artsakh (nome ufficiale del Nagorno Karabakh, regione abitata in maggioranza dalla popolazione armena, ma rivendicata dal confinante Azerbaijan e causa di conflitti ripetuti fra i due Paesi) all’Armenia. Secondo le notizie che arrivano dal posto, un gruppo di attivisti azeri, sfidando la forza di interposizione russa che da due anni protegge i confini della piccola enclave armena, ha inscenato nei pressi di Shoushi una manifestazione ambientalista, bloccando il traffico e isolando nuovamente il Paese per molte ore.
“È un atto grave e preoccupante” ci ha detto in questa intervista Pietro Kuciukian, console onorario armeno in Italia, “perché l’Armenia si è appellata a Mosca e all’alleanza del Csto, ma non è stato dato alcun aiuto militare come è previsto dal trattato dell’Alleanza. Si tratta di una provocazione organizzata dagli organi statali dell’Azerbaijan con l’obiettivo di isolare l’Artsakh dal mondo, perché questa è l’unica via che permette il passaggio dei rifornimenti”. L’intento dunque sarebbe provocare una crisi alimentare e umanitaria. Le più alte autorità armene parlano già di possibile genocidio.
Com’è la situazione lungo il corridoio di Lachin? È ancora bloccato? Non è la prima volta che gli azeri fanno questo, è vero?
No, è già la seconda volta. Si presentano come civili, come attivisti del movimento ambientalista e bloccano il traffico da e per l’Armenia. Essendo l’unica via che permette la comunicazione e il traffico di persone, ma soprattutto merci, tra il Nagorno Karabakh e l’Armenia, è chiaro che il motivo è affamare la popolazione.
La situazione è così grave?
Sì, è molto grave. Lo Special advisor dell’Onu per la prevenzione dei genocidi ha già detto in un comunicato che questi atti sono da considerare come possibili preliminari di un genocidio.
Quanto fatto è una violazione dell’accordo di cessate il fuoco firmato da Armenia, Russia e Azerbaijan. L’Armenia ha fatto appello a Mosca?
Certamente, ed essendo l’Armenia parte dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva, l’alleanza tra la Russia e i Paesi ex sovietici come Bielorussia, Kazakistan e altri, sarebbe dovuto scattare, come prevede l’accordo, l’intervento militare.
Che invece non c’è stato?
No, Mosca è intervenuta diplomaticamente, esprimendo la più calda solidarietà all’Armenia, ma nessun militare si è fatto vivo. Il blocco è stato tolto, ma la situazione rimane allarmante. È grave che l’alleanza non sia intervenuta.
Ritiene che sia una provocazione per far scattare la reazione armata armena e riaprire il conflitto fra i due Paesi?
L’Armenia nelle condizioni in cui si trova dopo la sconfitta del 2020 può far ben poco dal punto di vista militare. È un Paese sempre più isolato e sottoposto alle provocazioni azere.
Probabilmente la Russia non è intervenuta perché già occupata sul fronte ucraino e non deve aver molta voglia di aprire un nuovo fronte, non crede?
Certamente, e gli azeri ne approfittano come ne approfitta la Turchia, che in queste settimane sta attaccando i curdi che vivono in Siria. Anche lì dovrebbero intervenire russi e americani, ma non lo fanno.
Forse pagano pegno in questo modo al ruolo di mediatore tra Ucraina e Russia che ha assunto Erdogan?
Sicuramente. Si sa che Erdogan ha sempre operato con il piede in due scarpe. Lo fa da anni: è con la Nato e contro la Nato allo stesso tempo, è quello che la Turchia ha sempre fatto, il doppio gioco per i propri interessi. L’Azerbaijan, Paese islamico, è alleato con la Turchia e si sente le spalle protette. L’Armenia invece è in una situazione precaria, gli osservatori internazionali avvisano della possibilità di un massacro. Queste sono azioni per terrorizzare il nostro popolo, creando instabilità nell’intera regione e ostacolando la missione di pace affidata a Mosca in base agli accordi trilaterali.
L’Armenia si è anche rivolta al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: vi sentite isolati?
La solidarietà ce la danno tutti, recentemente è venuto in visita il Commissario europeo, manifestando grande simpatia per il nostro Paese, ma niente altro.
E intanto l’Europa compra il gas dagli azeri.
Che il Parlamento europeo sia corrotto lo ha dimostrato anche il nuovo scandalo legato al Qatar. C’era già stato uno scandalo analogo tempo fa, che riguardava proprio il pagamento di parlamentari europei da parte dell’Azerbaijan. Il quadro è tristemente questo ed è molto preoccupante.
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