Il presidente dell’Armenia, l’economista Vahagn Khachaturyan, ha parlato con Repubblica del rischio che il suo paese corre di entrare in guerra contro l’Azerbaijan. Non sarebbe una situazione, d’altronde nuova, e l’ultimo attacco è stato subito nel 2020, periodo in cui il presidente (eletto con il favore del governo filo occidentale armeno) chiese la protezione da parte della Russia. Quest’ultima, tuttavia, è impegnata da oltre un anno in un’altra guerra, con la quel si sarebbe garantita anche il favore dell’Azerbaijan, venendo sempre meno agli impegni presi con l’Armenia.
L’Armenia e la guerra con l’Azerbaijan
Il tono del presidente dell’Armenia sembra essere preoccupato, soprattutto quando sottolinea che “la guerra può scoppiare in ogni momento“. Il problema, spiega, è che “l’Azerbaijan vuole svuotare il Nagorno Karabakh (una regione armena, al centro della contesa, ndr.) degli armeni che Baku sostiene debbano vivere sotto la legge azera oppure andarsene“. Leggi che, tuttavia, imporrebbero agli armeni una vita “senza diritti umani, democrazia e in costante pericolo”.
Il presidente racconta che recentemente il contendente “ha inviato un manipolo di finti attivisti per il clima a bloccare l’unico collegamento tra l’Armenia e il Nagorno Karabakh” bloccando di fatto 120mila armeni “in una situazione umanitaria disastrosa, con scarsità di cibo, medicinali, elettricità e gas”. Una situazione architettata a tavolino per “porli di fronte ad una scelta: vivere come ora o vivere sotto le leggi azere”, alternative impraticabili con l’esito di spingerli “ad andarsene. Così gli azeri stanno realizzando il loro sogno di svuotare Nagorno-Karabakh della presenza degli Armeni. È una pulizia etnica“.
La posizione della Russia
In questa già delicata situazione in Armenia, inoltre, è venuto anche meno il supporto della Russia, che “vive oggi una situazione difficile. L’Azerbaijan se ne rende conto e se ne approfitta. Baku è diventata più forte perché l’Europa sta aumentando il suo import energetico dall’Azerbaijan per compensare la mancanza di idrocarburi russi”. Chiude ponendo una domanda all’UE: “volete proteggere una democrazia come l’Armenia o sostenere un Paese non democratico come l’Azerbaijan? È possibile che venga perdonato tutto all’Azerbaijan, incluse le violazioni della legge internazionale e dei diritti umani?”.