Il Governo è diviso tanto in Parlamento quanto fuori: mentre si discute alacremente sugli Stati Generali, è l’operazione di messa in vendita di armi e navi all’Egitto a far scoppiare la maggioranza. Dopo la conferma dei vertici di Pd e M5s alla vendita delle due navi Fremm già consegnate alla Marina militare e di alcuni caccia, Leu ha convocato il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio in Aula per il question time oggi alla Camera, ribadendo la contrarietà a portare avanti un’operazione del genere stante i rapporti tutt’altro che chiariti sulle vicende Giulio Regeni e Patrick Zaki. «La valutazione politica del governo sulla vendita di fregate all’Egitto è ancora in corso», spiega l’ex vicepremier facendo fare una sorta di “dietrofront” ai vertici del Governo che invece spingevano per portare avanti la cessione degli armamenti al regime di Al Sisi.



«La procedura autorizzativa alla conclusione della trattativa per le fregate Fremm Fincantieri è tuttora in corso – ha detto ancora Di Maio – oltre al vaglio di natura tecnico giuridica, il governo ovviamente ha ritenuto di svolgere una valutazione politica che è in corso a livello di delegazioni di governo sotto la guida del presidente del Consiglio dei ministri». Secondo il Ministro degli Esteri bisogna tener conto dovere valutazioni nell’approntare una scelta finale, tanto le regole quanto la sensibilità politica: «secondo la legge 185, il governo esamina caso per caso le richieste delle imprese italiane di autorizzazione a trattative contrattuali di fornitura e poi all’esportazione».



I CASI ZAKY E REGENI

Di Maio non dimentica che con l’Egitto i rapporti sono tutt’altro che semplici viste la morte di Giulio Regeni e la detenzione illegale dello studente di Bologna Patrick Zaki: per questo motivo occorre ponderare bene le mosse e le operazioni portate avanti con il principale Paese in dialogo dell’Africa. «Resta ferma la nostra incessante richiesta di progressi significativi nelle indagini sul caso del barbaro omicidio di Giulio Regeni. Il governo e le istituzioni italiane continuano ad esigere la verità dalle autorità egiziane attraversi una reale, fattiva ed efficace cooperazione ha spiegato il ministro in audizione – la verità per Giulio è un’aspettativa fortemente radicata nella nostra pubblica opinione e che il nostro governo reitera con determinazione ad ogni occasione di contatto con le istituzioni egiziane a tutti i livelli. L’ho ribadita anche nel corso della mia più recente conversazione telefonica con il ministro degli Esteri Shoukry».



Per quanto riguarda invece Zaki, Di Maio ha confermato la preoccupazione immutata sulla sua condizione e aggiunge «Abbiamo anche chiesto come ministero degli Esteri l’inserimento del caso all’interno del meccanismo di monitoraggio processuale coordinato dalla delegazione dell’Unione Europea in loco, il che consente ai funzionari delle ambasciate dell’Unione Europea di monitorare l’evoluzione del processo e presenziare alle udienze. L’Italia continuerà a seguire il caso sia tramite il coordinamento con i partner internazionali che attraverso gli altri canali rilevanti».

Restano però diverse le tensioni interne al Governo anche dopo l’intervento di Di Maio, come evidenziano i deputati di LeU e Sinistra Italiana: «se viene messa in campo e portata a compimento un’operazione commerciale così vasta fino alla vendita di navi militari, è evidente che si indebolisce la posizione del nostro Paese per esigere la verità e la giustizia per l’omicidio di Giulio Regeni ostacolata finora dal regime egiziano e per richiedere la liberazione dello studente Zaky», attacca Fratoianni, mentre il dem Matteo Orfini contesta la scelta di parte del suo partito «Leggo che il Pd sarebbe favorevole alla cessione delle fregate militari all’Egitto. Posizione che non abbiamo mai discusso da nessuna parte. E che è sbagliatissima. Spero che Zingaretti ntervenga e corregga».