“Non c’è un finanziamento finalizzato alla guerra, ma finalizzato all’industria militare, al miglioramento della produzione di munizioni, l’uso delle quali dipende poi dalle decisioni dei singoli Stati”. Lorenzo Pace, professore di diritto dell’Unione Europea nell’Università del Molise, sintetizza così il dibattito sul regolamento Asap, che prevede finanziamenti per migliorare il mercato interno della Ue nel settore bellico, di cui si è discusso nei giorni scorsi nel Parlamento europeo.



Un dibattito nato dalle necessità imposte dalla guerra in Ucraina, che ha portato diversi Paesi a fornire armi e munizioni all’esercito di Kiev e quindi anche a diminuire le loro scorte, ma che in questo caso è indirizzato su temi economici, partendo dalle competenze riconosciute all’Ue sul funzionamento dell’industria. Il regolamento prevede anche l’uso di 500 milioni di euro, già sicuri, per sostenere le aziende nello sforzo di miglioramento della produzione. Una cifra che potrebbe crescere fino a 1 miliardo. Una delle opzioni previste per aumentare questo budget è di attingere ai fondi del Pnrr. La procedura, però, non sarebbe così immediata: bisognerebbe utilizzare i regolamenti del Fondo di resilienza. E per questo ci vuole tempo.



Professore, come è nato il dibattito sulla produzione europea in particolare delle munizioni?

In seguito alla guerra in Ucraina ci si è posti il problema, a livello di Consiglio europeo, di come reagire, come difesa comune, a livello Ue. Nel luglio 2022 il Consiglio, l’organo che rappresenta gli interessi degli Stati membri, ha deciso di creare un gruppo che si occupi della collaborazione fra gli Stati per l’approvvigionamento militare. La guerra in Europa era una situazione che non era mai stata presa in considerazione e gli Stati hanno dovuto riflettere su come reagire, coordinandosi tra di loro.



Qual è stato il passo successivo?

Il Consiglio europeo il 20 marzo scorso ha deciso di organizzare sistemi di facilitazione dell’approvvigionamento militare. Ma parliamo di mercato interno, non di scelte dei singoli Stati relative alla difesa: su questo l’Unione non ha competenze. Le ha, invece, sulla riorganizzazione, appunto, del suo mercato interno. Come gli Stati rispondono alle esigenze della guerra in Ucraina è una loro decisione autonoma, di cui risponderanno all’interno della Nato. Ciò di cui si è occupato il Parlamento europeo riguarda il mercato interno europeo dell’industria bellica e la cooperazione delle industrie nazionali per migliorarlo. Nei singoli Stati poi si può decidere di dare armi all’Ucraina, ma il mercato europeo deve essere riorganizzato.

Il tema, quindi, è di dare delle regole al mercato interno?

Esattamente, il tema è quello di facilitare la produzione di munizioni a livello dei singoli Stati membri. Parliamo di finalità economiche. Si tratta di un indirizzo politico, perché il Consiglio europeo non può legiferare. Secondo il Trattato europeo il Consiglio ha la funzione di orientare la politica dell’Ue.

Qual è lo strumento utilizzato per garantire questa maggior funzionalità del mercato?

È l’Asap (Act in support of ammunition production), un regolamento la cui proposta risale al 3 maggio. Su questo si è votato nel Parlamento europeo. La competenza in base alla quale è stato definito è quella dell’armonizzazione del mercato e dell’industria. Ha lo scopo di facilitare la produzione di munizioni con due obiettivi: il primo è monitorare le industrie nazionali per vedere se ci sono dei colli di bottiglia che ostacolano la produzione stessa. Dall’altra parte si vogliono finanziare o confinanziare le industrie nazionali, le imprese, nella produzione di munizioni tramite fondi europei. Al momento il regolamento prevede un finanziamento di 500 milioni di euro presi dal bilancio europeo. Non servono per andare in guerra ma per la riorganizzazione del mercato interno della produzione delle munizioni.

La polemica in Italia tra i partiti si è scatenata anche per la possibilità di usare soldi del Pnrr: cosa c’entra con il regolamento Asap?

Si sta valutando la possibilità di portare il finanziamento da 500 milioni, che sono certi e vengono dal bilancio europeo, a 1 miliardo di euro. Il Parlamento sta decidendo quali possono essere le fonti di approvvigionamento. Quello che è stato votato finora sono degli emendamenti alla proposta Asap, stabilendo la possibilità di attingere ai fondi del Pnrr.

Ma è vero che i Trattati europei non contemplano la possibilità di utilizzare fondi per fini militari?

La competenza che viene utilizzata per il regolamento Asap chiarisce qual è la finalità: è emanato ai sensi dell’articolo 173 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, che riguarda l’industria in generale. Il primo comma recita così: “L’Unione e gli Stati membri provvedono affinché siano assicurate le condizioni necessarie alla competitività dell’industria dell’Unione”. La competenza che si sta utilizzando è per far funzionare meglio l’industria europea, in particolare, in questo caso, l’industria delle munizioni.

I Trattati europei cosa vietano dal punto di vista militare?

Non dicono nulla sulla guerra perché non è una competenza trasferita dagli Stati all’Unione Europea. L’Unione non ha la possibilità di dichiarare la guerra a qualcuno. Anzi, l’articolo 3.1 del Trattato prevede che la finalità dell’Unione è quella della tutela della pace e del benessere dei cittadini nel contesto di un quadro di valori comuni.

Restano lo stesso delle perplessità sull’uso del Pnrr?

Si può comprendere se si entra nell’idea che la finalità è di migliorare l’industria. Chiaramente fa sollevare le sopracciglia a qualcuno, proprio perché parliamo di munizioni e produzione bellica in senso ampio.

Per usare il Pnrr, tuttavia, ci sono regole molto rigide, in questo caso può bastare un emendamento del Parlamento europeo per cambiare le regole del Recovery Fund?

No, bisognerebbe modificare i regolamenti del Fondo di resilienza a livello europeo. Non è una cosa così immediata. Bisognerebbe prevedere una modifica, stabilire quali possono essere i progetti oggetto di finanziamento, definire i progetti, sottoporli alla Commissione europea.

In termini pratici, se si devono trovare in fretta 500 milioni in più per migliorare il funzionamento dell’industria bellica, è meglio cercare altre forme?

Si potrebbero usare i 500 milioni che già ci sono e nel frattempo, fra un anno, modificare il Pnrr. Certo, l’anno prossimo ci sono le elezioni, non è il momento migliore per cambiare.

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