DECRETO ARMI ALL’UCRAINA, SLITTA IL NONO PACCHETTO: LO STOP DELLA LEGA E IL “CONGELAMENTO” A DOPO LE EUROPEE

Il nono pacchetto di aiuti e armi all’Ucraina dall’Italia per il momento rimane congelato: l’annuncio è stato dato dal Ministro della Difesa Guido Crosetto, intervistato da “Metropolis”, il podcast di “La Repubblica”. Mentre gli Stati Uniti d’America si apprestano a fornire nuovi aiuti a Kiev (di oggi l’annuncio dei 2 miliardi stanziati dall’Amministrazione Biden) vista la crisi al fronte dell’esercito di Zelensky, la conseguente ritirata da alcune zone di guerra e l’avanzata infrenabile delle forze russe, le decisione che prenderanno i partner europei dell’Ucraina potrà rappresentare una svolta decisiva (in positivo o in negativo) della guerra giunta ormai a quasi due anni e tre mesi di combattimenti.



Secondo quanto raccolto dal retroscena del “Fatto Quotidiano” il pacchetto di armi da inviare in Ucraina sarebbe stato “congelato” dal Governo Meloni in attesa di mettere a punto la giusta strategia e le effettive forniture, come discusso anche nel recente vertice con il segretario Nato Jens Stoltenberg a Palazzo Chigi. Dai Samp-T agli Storm Shadow, la lista di aiuti militari da lanciare su Kiev è lunga ma al momento sarebbe stata frenata dalla maggioranza dopo che la Lega aveva fatto sapere in più occasioni della complessità di inviare ancora armi verso l’Ucraina, scegliendo invece di procedere con maggiore diplomazia verso un cessate il fuoco permanente. Negli scorsi giorni con una duplice intervista rispettivamente al “Fatto” e a “Huffington Post” i leghisti Andrea Crippa (vicesegretario) e Claudio Borghi avevano messo sul chi va là il Governo per l’invio di nuove armi nel nono decreto dall’inizio della guerra: il concetto è semplice, ribadiscono le fonti della Lega raccolte, «se ci portano il nono pacchetto glielo bocciamo». Da qui la decisione di Palazzo Chigi di accantonare per ora l’invio di nuove armi, limitandosi a discuterne appena finite le Elezioni Europee.



COSA HA DETTO IL MINISTRO CROSETTO SUL NONO PACCHETTO DI AIUTI ALL’UCRAINA. “ARMI SÌ, SOLDATI MAI”

La conferma è poi giunta dal Ministro Crosetto in onda sul podcast di “Rep” alla vigilia dell’audizione al Copasir sulle varie crisi in Africa: «Vado per dare una visione di quello che sta accadendo nel mondo e non per il nono pacchetto di aiuti. Non mi chiederanno del nono pacchetto chiederò io di essere audito quando sarà pronto». Dopo l’iniziale via libera del Parlamento infatti i successivi pacchetti di armi da inviare all’Ucraina vedevano l’iter dell’informativa della Difesa al Copasir ma ad oggi ancora non è stato convocato un ordine del giorno su tale scenario.



Dal sistema di difesa area Samp-T agli altri aiuti richiesti da Kiev, l’intento del Governo è quello di continuare ad aiutare il Governo Zelensky nell’ottica però di una maggiore ed intensiva opera di diplomazia: nell’intervista a “Otto e Mezzo” martedì sera è ancora Crosetto a spiegare la posizione del Governo sull’invio di armi e il parallelo rifiuto di mandare soldati, come invece chiede insistentemente la Francia di Macron. «Ho escluso che manderemo truppe, lo esclude anche la Costituzione. Mandiamo aiuti. Parallelamente ci stiamo impegnando per aprire un tavolo il giorno che la Russia smetterà di lanciare attacchi», sottolinea il titolare della Difesa in quota FdI. Aiuti che significa anche armi, conclude Crosetto, così che gli ucraini possano difendersi: «Devo fare quello che dice il Parlamento e rispettare gli accordi internazionali. Sono responsabilità che cadono su una persona, qualcuno lo deve fare. Fare la cosa giusta a volte provoca sofferenza», rileva il Ministro in risposta ai consensi sempre più alti tra gli italiani sulla necessità della pace. Le distanze restano, con la Lega che battezza la posizione di cautela nell’invio di nuove armi per non ritrovarsi realmente in guerra contro la Russia; di contro, anche a sinistra non c’è una posizione unica tra Pd, centro atlantista (Renzi e Bonino) e sinistra radicale pacifista.