Martedì, il governo UK ha annunciato “la più grande azione mai svolta nel Regno Unito” contro l’accesso della Russia alle forniture militari straniere. Sono state sanzionate imprese e privati in Turchia, Dubai, Slovacchia e Svizzera. Il ministro degli Esteri, James Cleverly ha spiegato che le misure “ridurranno ulteriormente l’arsenale della Russia e chiuderanno la rete sulle catene di approvvigionamento che sostengono l’industria della difesa di Putin, ora in difficoltà”. Nonostante le sanzioni da parte di Regno Unito, Stati Uniti e UE, la Russia riesce ancora a far funzionare la sua macchina da guerra.



Mosca, come spiega la BBC, ha ancora la possibilità di mettere le mani su piccoli ma vitali pezzi della tecnologia occidentale, in particolare i microchip. Le armi del Cremlino, compresi i missili balistici e da crociera, fanno un uso massiccio di componenti elettronici fabbricati negli Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Paesi Bassi, Giappone, Israele e Cina. Il KSE Institute di Kiev, insieme al gruppo di lavoro internazionale Yermak-McFaul sulle sanzioni russe, ha analizzato 1.057 componenti stranieri separati trovati in 58 pezzi di armi russe catturate. I microchip e processori sono circa la metà dei componenti: due terzi di questi erano fabbricati da società americane. I primi cinque produttori erano tutti americani, tra cui Analogue Devices, Texas Instruments e Intel.



Chi aiuta la Russia

La ricerca sui microchip nelle armi russe ha confermato i rapporti che risalgono all’invasione al febbraio 2022, mese dell’invasione russa in Ucraina. La Russia non acquista tali componenti direttamente dai fornitori occidentali ma si rivolge ad una rete di intermediari di paesi terzi. Nell’aprile di quest’anno, Nikkei ha scoperto che il 75% dei microchip statunitensi veniva fornito alla Russia attraverso Hong Kong o la Cina. Pesantemente coinvolti i fornitori di piccole o medie dimensioni, istituiti dopo l’invasione su vasta scala della Russia. A volte hanno operato da anonimi uffici di Hong Kong per sostenere la Russia e vendere loro materiale.



Altri studi hanno rilevato che i componenti chiave sono stati acquistati apparentemente per uso non militare. Molte aziende in Repubblica Ceca, Serbia, Armenia, Kazakistan, Turchia, India e Cina, sarebbero disposte a sostenere illegalmente la Russia. Un cittadino slovacco, Ashot Mkrtychev, è finito nel mirino per il suo presunto coinvolgimento in un tentativo di accordo sulle armi tra Russia e Corea del Nord. A maggio, il Regno Unito, l’UE e gli Stati Uniti hanno pubblicato congiuntamente un elenco di 38 “articoli comuni ad alta priorità” e hanno avvertito le aziende di “intraprendere la dovuta diligenza per garantire che la destinazione finale di questi prodotti non sia la Russia”. Tra questi prodotti circuiti integrati elettronici, semiconduttori, laser e strumenti di navigazione.