Credo interessi fino a un certo punto fare la conta degli eurodeputati favorevoli, astenuti o contrari al “liberi tutti” del Parlamento europeo sull’uso delle armi occidentali ed europee sul suolo russo. La cosa che appare incomprensibile – e che invece sembra sostanziale – è perché so continui a dire che è indispensabile agire con la massima urgenza per favorire cammini di pace nel conflitto in Medio oriente ed invece neppure si sfiori questo tema per la guerra in Ucraina, anzi si chieda di fatto un’escalation delle operazioni belliche.
Non solo: sostenere che una escalation militare “per costringere la Russia alla pace” favorirà la soluzione del conflitto è per me incomprensibile, così come un Europarlamento che vota una risoluzione in cui “Deplora la diminuzione del volume degli aiuti militari bilaterali all’Ucraina e invita gli Stati a rispettare l’impegno di consegnare un milione di munizioni accelerandone la consegna di armi e sistemi di difesa aerea compresi i missili Taurus”. Poiché “le consegne insufficienti di munizioni e armi e le restrizioni al loro utilizzo rischiano di vanificare gli sforzi finora compiuti”. Ricordando più avanti che bisogna “revocare immediatamente le restrizioni all’uso dei sistemi d’arma occidentali consegnati all’Ucraina contro obiettivi militari legittimi sul territorio russo”.
Quali siano gli obiettivi militari “legittimi” od illegittimi lo lascio spiegare a chi ne sa più di me, osservo piuttosto che di auspicare la pace non è rimasta neppure una parola, neanche solo per lavarsi la bocca o la coscienza, mentre la von der Leyen ha annunciato oggi il versamento di nuovi 37 miliardi di euro all’Ucraina (con quale rendicontazione?), ovvero il doppio della manovra finanziaria italiana 2024.
Se poi Putin – che continua ad avere le responsabilità dell’invasione, ma parliamo ormai di 30 mesi fa – sottolinea che di questo passo si corre veloci verso una guerra nucleare, non prendetelo per folle, perché mi sembra che gli si forniscano tutti gli alibi possibili.
Sappiamo benissimo che il voto dell’europarlamento non ha valore in sé, che è solo una dichiarazione di intenti, una raccomandazione ai singoli governi, ma proprio per questo non ipotizzare neppure l’avvio di un colloquio di pace significa andare contro a tutti i principi fondamentali dell’Unione Europea.
Meno male che l’Italia non è su questa linea, perché qui non si tratta di “pacifismo” ma si sano realismo: si continua a giocare al rialzo, ma è comunque impossibile piegare la Russia, che con i suoi alleati ha riserve sterminate esattamente come l’Occidente, e continuare ad alzare la posta significa voler scientemente percorrere un percorso che non porta ad alcuna soluzione.
Ma, al di là di chi fa affaroni producendo e vendendo armamenti, la strada stretta e faticosa di una trattativa è comunque l’unica percorribile, anche perché i civili coinvolti sono sempre di più, e siano essi arabi, ucraini o russi, sono identici esseri umani.
Tutto ciò premesso, la “mappa” dei favorevoli e contrari è stata variegata e contrapposta, ha spaccato verticalmente le delegazioni nazionali e i singoli gruppi politici sia di maggioranza che di opposizione. Il Pd ha conquistato l’oscar della confusione con voti favorevoli, contrari ed astenuti sia nel voto dell’ articolo 8) che sul voto finale, oltre all’on.le Annunziata che per la seconda volta (l’altra volta fu a luglio) ha annunciato di aver sbagliato a votare (!).
Alleanze e convergenze anche curiose, per esempio ha votato favorevolmente all’armamento anche la “capitana” onorevole Carola Rackete, già campionessa ”umanitaria” nella raccolta migranti.
Ma come la pensano almeno gli italiani in argomento? Termometro politico ha diffuso poche ore fa l’esito di un sondaggio raccolto mercoledì 18 settembre, secondo il quale solo per il 27% del campione l’invio di armi “è doveroso, ma ne inviamo meno di quanto potremmo e dovremmo consentire agli ucraini di usarle anche per obiettivi in Russia”, mentre un 22,2% afferma di essere a favore dell’invio di armi “ma è giusto limitare il loro utilizzo al solo territorio ucraino, per evitare escalation”.
Dall’altra parte, tra chi si mostra contrario all’invio di armi, c’è un 28,3% che afferma che inviare armi sia stato “un grave errore fin dall’inizio, che ha contribuito alla continuazione della guerra e alla crescita delle vittime” mentre il 20,4% del campione sostiene che “anche se può essere stato comprensibile all’inizio della guerra oggi non lo è più, l’Ucraina non può vincere, dobbiamo premere per un cessate il fuoco”. Solo il 2,1% (molto meno del solito) non ha voluto rispondere.
Insomma, andando a fare la somma delle risposte tra chi in teoria sarebbe stato contrario alla deliberazione dell’europarlamento si arriverebbe al 73%.
Sono solo sondaggi, ma in democrazia dovrebbe contare in qualche modo anche l’opinione degli elettori.
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