Arnaldo Forlani è morto all’età di 97 anni nella sua abitazione, a Roma. La notizia arriva la sera del 6 luglio e annuncia la morte dell’ex presidente del Consiglio, il più anziano a essere rimasto in vita, nonché segretario della Democrazia Cristiana. “Sono profondamente commosso per la scomparsa di Arnaldo Forlani, il Segretario della DC di cui mi onoro di essere stato collaboratore. Ha servito la politica e non se ne è mai servito” è il primo commento di cordiglio, pronunciato da Pier Ferdinando Casini e riportato da il Sole24Ore.
L’ex presidente del Consiglio e segretario Dc Arnaldo Forlani è morto all’età di 97 anni. Nato a Pesaro l’8 dicembre 1925, era stato segretario politico per due mandati, più volte ministro, presidente del Consiglio per meno di un anno, tra il 1980 e il 1981, poi travolto dallo scandalo di Mani Pulite. Nella sua lunghissima carriera politica è stato soprannominato “coniglio mannaro” sul Giornale di Montanelli a firma Gianfranco Piazzesi, “la tigre che dorme” (Congresso DC 1989), “supremamente adattabile” (Financial Times), “manager tranquillo” (The Economist). La sua carriera nella Democrazia Cristiana era iniziata nel lontano 1948, quando Arnaldo Forlani era responsabile della sezione provinciale di Pesaro. Dopo l’esperienza di consigliere provinciale e comunale, entra nella Direzione nazionale del partito nel 1954, facendo capo alla corrente di Amintore Fanfani. Nel 1962 viene eletto vicesegretario del partito.
Morto l’ex segretario della Democrazia Cristiana Arnaldo Forlani
Arnaldo Forlani è morto all’età di 97 anni oggi 6 luglio 2023. La sua carriera politica è stata lunga e intensa. È stato segretario della Democrazia Cristiana sino al 1973, poi dal 1989 all’ottobre 1992. Ha rivestito l’incarico di ministro della Difesa (1974-1976), ministro degli Esteri (1976-1979), vicepresidente del Consiglio nel governo Craxi tra il 1983 e il 1987. Nel 1992 viene sconfitto nel voto parlamentare per la presidenza della Repubblica a causa di un gruppo di “franchi tiratori”.
Arnaldo Forlani viene inoltre colpito da Tangentopoli, che segnerà la sua definitiva uscita dalla scena politica in quanto lo vede figurare tra gli imputati di spicco nel processo per la maxi-tangente Enimont. Viene condannato in via definitiva a 2 anni e 4 mesi di reclusione per finanziamento illecito, pena poi convertita in affidamento in prova ai servizi sociali.