E’ morto Arnaldo Gesmundo: il decesso dell’ex bandito, appartenente alla storica banda di via Osoppo, è arrivato a pochi giorni dal suo 90esimo compleanno (sarebbe stato il 28 maggio) e oggi Ansa ha riportato la notizia di come le sue ceneri siano state disperse nelle acque del Naviglio della Martesana, dunque a Milano. Era una precisa volontà di Arnaldo che, come la moglie ha raccontato, aveva sempre desiderato che i suoi resti fossero trasportati dalla corrente. Così, è stato scelto un punto all’incrocio tra via Padova e via Idro, e le ceneri sono state sparse nell’acqua. “Arnaldo ha scontato tutto quello che doveva ed era consapevole di aver commesso degli errori” ha raccontato la vedova, che ha anche detto come ormai al marito non appartenesse più l’immagine del bandito. “Vivevamo in simbiosi, quello che mi manca di più è la sua gentilezza: non ha mai usato una parola fuori posto con me”.
ARNALDO GESMUNDO E LA BANDA DI VIA OSOPPO
Arnaldo Gesmundo, a suo modo, è un pezzo di storia di Milano; almeno della Milano nera, quella della malavita che è anche riuscita a farsi passare per epoca “romantica”. La data che ha fatto entrare Jess il bandito – così era conosciuto – nella leggenda dei rapinatori d’Italia è quella del 27 febbraio 1958. Insieme ai suoi complici (in totale erano in sette) rapinò un furgone portavalori tra via Osoppo e via Caccialepori, un punto sostanzialmente a metà tra piazzale Velasquez e piazzale Brescia. Il portavalori trasportava 500 milioni delle vecchie lire in titoli e 115 milioni in banconote di piccolo taglio, da 5 a 10 mila lire. Arnaldo sarebbe stato fiero, per tutta la vita, di aver fatto il colpo in soli tre minuti, lasciando il luogo del crimine senza sparare un singolo colpo di arma da fuoco; purtroppo per lui e la sua banda le cose non sarebbero andate bene.
A tradirli furono le tute blu indossate, in particolare una: gettate nel fiume Olona insieme alle armi, ma la secca del corso d’acqua portò il materiale alla luce. Un’etichetta rivelò la provenienza degli abiti che erano stati usati per sviare le indagini: il proprietario delle tute, interrogato duramente, confessò quali fossero i nomi dei membri della banda. Oltre a Gesmundo anche Ugo Ciappina (già membro della banda Dovunque, e in seguito tra gli autori di un colpo alla banca di piazza Diaz a Milano – fu tuttavia assolto per insufficienza di prove – Luciano De Maria, Nando Russo, Arnaldo Bolognini, Enrico Cesaroni e Eros Castiglioni. Tutti loro dovettero passare da anni di dura galera, per ripagare il loro debito nei confronti della società.