I GIUDICI DELL’AJA EMETTONO MANDATO DI ARRESTO CONTRO NETANYAHU, GALLANT E LEADER HAMAS
Il Premier di Israele Benjamin Netanyahu e l’ex Ministro della Difesa Yoav Gallant sono da questa mattina ricercati internazionali secondo il mandato di arresto spiccato dalla Corte dell’Aja: dopo il lungo processo svoltosi presso la Corte Penale Internazionale contro i leader di Israele e di Hamas (nello specifico, Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri, capo militare della sigla palestinese forse morto in un raid nella Striscia lo scorso luglio), la battaglia a Gaza dopo il 7 ottobre 2023 vede il riproporsi di «diversi crimini di guerra».
E così la CPI (o ICC), principale tribunale internazionale che ha valore nei Paesi che hanno aderito allo Statuto di Roma, d’ora in poi fissa un nuovo punto di non ritorno nel difficile scenario in Medio Oriente: dopo che il procuratore capo della Corte dell’Aja Karim Khan aveva chiesto il mandato d’arresto lo scorso maggio 2024, Israele presso la stessa Corte aveva presentato diversi ricorsi oggi però tutti respinti dalla sentenza dei giudici preliminari. I mandati erano stati spiccati anche contro i precedenti leader di Hamas, Yahya Sinwar e Ismail Haniyeh, entrambi però uccisi da raid israeliani negli scorsi mesi. Netanyahu e Gallant (oggi sostituito dall’ex Ministro degli Esteri, Israel Katz) sarebbero stati riconosciuti di crimini di guerra come la privazione di cibo e acqua alla popolazione palestinese, mancanza di aiuti ai popoli attaccati; non solo, con gli attacchi lanciati contro Hamas, i leader del Governo israeliano si sarebbe macchiati di crimini contro la popolazione civile di Gaza privandola dei «diritti di vita e di salute».
COSA SUCCEDE ORA DOPO IL MANDATO CPI CONTRO NETANYAHU: IRA ISRAELE
Sebbene in risposta agli attacchi terroristici di Hamas (per i quali i rispettivi capi avrebbero dovuto ricevere i mandati d’arresto, se non fossero deceduti), Netanyahu e Gallant avrebbero potuto prendere misure per evitare sofferenze e morte della popolazione palestinese ma secondo la Corte Penale Internazionale non l’hanno fatto. «L’accusa – prosegue la nota della CPI – continua a indagare sui crimini nel conflitto in corso e prevede che verranno presentate ulteriori domande di mandato d’arresto». Gli attacchi sistematici contro la popolazione, conclude il Tribunale internazionale, sarebbero avvenuti dall’8 ottobre 2023 fino al 20 maggio 2024, giorno in cui le richieste di arresto sono pervenute all’Aja.
In termini pratici, nessuno al momento andrà a prelevare per arrestare Netanyahu e Gallant in quanto la Corte non possiede alcun servizio di polizia: l’iter prevede che però i due leader, qualora mettessero piede su territorio di uno dei 124 Paesi firmatati dello Statuto di Roma (la fondazione della Corte Penale Internazionale), dovrebbero essere arrestati e inviati al tribunale dell’Aja per essere sottoposti al processo per crimini di guerra. L’Italia ad esempio, che riconosce l’autorità dell’ICC, sarebbe tenuta ad arrestare Netanyahu qualora fosse invitato a Roma dal Governo Meloni. Nella realtà dei fatti il caos generato a livello diplomatico con questa mossa del Tribunale non semplifica la già complicata trattativa presso l’ONU per arrivare ad una soluzione della guerra in Medio Oriente: secondo un primissimo commento del Premier Netanyahu, da qualche ora ricercato internazionale per crimini di guerra, la condanna della CPI è aberrante in quanto porta «Accuse false e antisemite» contro lo Stato di Israele.